In
conversazione con Giulio Santagata e Luigi Scarola, dedicato alla moglie
Flavia, il programma per il rientro di Prodi in politica. Nella presentazione a
Roma si è negato, ma certo ora non è il momento: alle elezioni si vedrà il
capofila del centro-sinistra.
Santagata
e Scarola lo precisano subito, alla prima riga: “Dall’avvio della
grande recessione, ogni consultazione popolare ci fa arrivare un unico
messaggio: una profonda crisi di fiducia nel futuro”.
Fondata. Pericolosa: “Una sfiducia che si accompagna a uno sgretolamento
della classe media, quella parte di popolazione che in tutte le economie
occidentali si è sempre fatta interprete di una speranza di miglioramento delle
condizioni di vita proprie e del proprio paese”. Sarà il binario della
conversazione.
Prodi prova a recuperare la fiducia. Con le sue tipiche soluzioni da manager. Come salvare capra e cavoli - crediti insoluti e nuovi poveri - passando la proprietà degli immobili alle banche e lasciandovi dentro i mutuatari morosi in qualità di affittuari a lungo termine. Ma la sua ricetta è di alto bordo, nella
constatazione con cui avvia il discorso: “Il maggiore progresso verso
l’uguaglianza è avvenuto in paesi neutrali e pacifici, come la Svezia, la
Norvegia e la Danimarca, che hanno applicato una severa politica fiscale, hanno
sperimentato un’attenta presenza dello Stato e hanno riconosciuto un ruolo
fondamentale all’azione di sindacati forti e responsabili”.
Tutte questioni, si vede a occhio, insidiose. Neutralismo? Sindacati forti
e responsabili? Tasse? Stato? Vasto programma.
E la stessa Italia scandinava – si è mai curato Prodi, dopo i settant’anni,
un un ospedale danese, e anche prima? Mentre Bruxelles insiste: “Le tasse
frenano la crescita”. I sindacati fermano i trasporti contro gli utenti – dopo
avere affossato l’Alitalia. E non vogliono il lavoro temporaneo retribuito, con
gli oneri sociali: solo contratti o altrimenti lavoro nero.
I programmi non sono mai mancati a Prodi, in questo è invidiabile. Senza
paura di contraddirsi. Vuole più uguaglianza, naturalmente per “combattere i
populismi”. Ma vorrebbe restaurare il ceto medio, cioè la borghesia, che è
quella che fa le cose, e anche il futuro.
Romano
Prodi, Il piano inclinato, Il
Mulino, pp. 160 € 13
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