Curiosa
riedizione, nel 1973, dell’arte della guerra che Napoleone non ebbe il tempo o
la voglia di redigere, estratta da più editori variamente dalle lettere, le
conversazioni, i proclami, le direttive, le parole famose, i ricordi altrui.
Una raccolta, questa, di rara indigenza. Qui proposta, è l’unico motivo di
interesse, in chiave rivoluzionaria per il movimento del Sessantotto. Da una
casa editrice, Champ Libre, creata nel 1969 per servire alla contestazione.
Ma era già
all’uscita, nel 1973, la compilazione una resa dei conti all’interno
dell’extraparlamentarismo. Il fondatore di Champ Libre, Gérard Guégan, gettava la
spungna, in una postfazione avvelenata. Che questa riedizione ripropone. Insieme
con una nota alttretanto avvelenata dello stesso in veste di curatore, “Yann
Cloarec”. “Non c’è mai rivoluzione spociale senza terrore” è il pensiero di
Cloarec. “Il militantismo è lo stadio supremo dell’alienazione” la conclusione
di Guégan. Alla guerra come alla rivolzione: se va bene, è bene.
Napoléon, Comment faire la guerre,
Mille-et-une-nuits, pp. 79 € 3
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