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il fiscal compact, che costò il
governo a Berlsuconi, che vi si ribellava, e all’Italia la più grave crisi,
politica ed econoimica.Ma senza prendere atto che esso fu imposto da Merkel e
Sarkozy, non è un regolamento del don Abbondio Juncker.
È
un concetto sano di politica economica? La Francia ha sempre derogato. E la
Germania non ha eccepito. Mentre attaccava l’Italia, con la Bundesbank, il
ministro delle Finanze, e la Deutsche Bank, fomentando una cornice di opinione
pubblica odiosa – si sono dimenticati i continui richiami (pressanti inviti) all’Italexit.
La virulenza e la reiterazione degli attacchi tedeschi
contro l'Italia, e di Sarkozy, ha portato il debito italiano al rating di quasi spazzatura. Al livello del Lesotho,
peggio del Venezuela. La settima o ottava più grande economia del mondo. La
seconda potenza industriale europea, dopo la Germania che ha un terzo di
popolazione in più.
Il complesso dell'ex comunismo - la sudditanza ai più
perversi interessi e schemi della speculazione - è costato molto all'Italia, e
costa ancora molto. Per lo spread, e
per tutti i problemi che l’Italia sopporta per non avere più leverage intenazionale.
Renzi fa ora sul fiscal
compact un po’ di antieuropeismo
perché questo i sondaggi vogliono. Come è nella sua natura di democristiano, di
ipertatticismo. Come se avesse davanti degli stupidi, in Italia e in Europa. La
questione verrà sommersa nell’Europa a due velocità, che Merkel ha posto in agenda
e resusciterà dopo la rielezione a settembre. E allora, povero Renzi? Annasperà
per tenere l’Italia nel primo girone, accontentandosi della museruola, sotto l’ammuìna.
Dice: la politica estera è inutile. Infatti, non sarà
la politica estera, purtroppo, a salvare l’Italia. Ma uno non sta in Europa, un
mercato, un popolo, lamentandosene. Si può anche essere afoni, se non per urla
inconsulte. Ma bisognerebbe almeno ascoltare quando l’Europa parla: chi ci ha
fatto le leggi bancarie, il bail-in, il fiscal compact, chi ha imposto l’accoglienza agli immigrati?
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