Un segno apparentemente
svagato che cattura un mondo, più mondi: Yvette Guilbert, Polaire o “Chocolat”,
il mondo dello spettacolo, come il “Salon de la rue des Moulins”, quelo della
prostituzione. Uno humour a volte crudele ma non cattivo. Su un demi-monde che pure faceva la storia,
per un Fine Secolo che si direbbe putrido e invece resta affascinante, la Belle
Époque: da Liane de Lancy, di professione cocotte
(escort), estendendosi a Misia, poi Misia Sert, e quindi a Diaghilev,
Cocteau, Chanel, e probabilmente Proust. Un’ultima gloriosa bohème´che vide amici, nella marginalità,
Toulouse-Lautrec con Van Gogh, i visionari.
È il catalogo
della mostra da poco chiusa, che il museo della Satira a Forte dei Marmi ha riproposto
nel Fortino ristrutturato, eletto a sua sede permanente, sulla traccia della
prima fortunata mostra a Villa Bertelli un anno prima. L’opera di Toulouse-Lautrec
resta focalizzata sui quattro anni della sua collaborazione al settimanale
satirico “Le Rire”, dal 1894, all’uscita, al 1897. Arricchita con disegni di
altri artisti dell’epoca collaboratori della rivista, Vallotton, Caran D’Ache et al. Con succulente schede sui
personaggi schizzati da Toulouse-Lautrec, redatte dai curatori della mostra,
Cinzia Bibolotti e Franco A. Calotti.
Toulouse-Lautrec e “Le Rire”, Museo dela
Satira e della Caricatura, pp. 70, ill. € 5
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