Dieci articoli
usciti sul “New Yorker” del giornalista americano che con più continuità ha
seguito il radicalismo islamico – un suo precedente volume “Le altissime
torri”, indagava la sorpresa 11 Settembre. Il tentativo è di tracciare un filo
tra gli eventi: attentati, stragi, proclami, califfato. In conclusione Wright tenta
ante un bilancio con previsione, ora che l’Is mostra di vacillare, e
probabilmente è già finito. L’idea è – singolarmente in accordo col cardinale
di Milano, Angelo Scola – che l’onda radicale non si arena per la fine di questo
o quel capo o di questa quella organizzazione: il jihad è con noi. È un modo di porsi dell’islam nell’ultimo mezzo
secolo: aggressivo, per motivi non declinabili, ma tutti riassumibili nell’11
settembre e contorni, il prima e il dopo.
Non si può chiamarlo
scontro di civiltà, ma è quello che he è. Il rumore di fondo è peraltro
prosaico e scoraggiante: nonchè un lavacro, questo radicalismo è un misto di
violenza e prepotenza, indirizzato in primo luogo contro se stesso, contro il
mondo islamico. Predent andosi come una purificazione. Benché mescoli arretratezza
e digitalizzazione, smartphone, social e misantropia, sessuofobia e pornografia, e autoritarismo sotto
il fanatismo, la resa alla devozione.
Wright fa molto
caso di Sayed Qutb, il teorico egiziano del “risveglio islamico”, in
contemporanea col pakistano Mawdyuri. Il pensatore fondamentalista che Gilles
Kepel ha esumato in “Il profeta e il faraone”, ora icona dell’Is, che il
“faraone” Nassere fece impiccare il 29 agosto 1966 per tentato colpo di Stato.
Dieci anni dopo il suo radicalismo era
dominante nello stesso Egitto, tollerato e anzi favorito da Sadat, il
successore di Nasser – e secondo Kepel lo spirito che aveva animato la guerra
del Kippur, la rinascita dell’orgoglio arabo dopo la batosta del 1967. In
Pakistan il generale “amerikano” Zia ul Haq costruì negli anni 1980 migliaia di
moschee e madrase, scuole coraniche,
sotto l’influenza di Mawduri, e governò con molti ministri che ne
seguivano l’insegnamento. Noto è il sostegno islamista alla guerra in Afghanistan
dei servizi segreti occidentali contro la presenza sovietica.
Qutb, in origine
critico leterario, cui si fa ascemdere la scoperta di Mahfuz, poi premio Nobel,
elabora la Jahikiyya, la barbarie cui
Maometto mette finbe, anche con la guerriglia, di sorpresa, benché lunga otto
anni. Contro i taffi, gli empi, gli
idoli del Profeta. Per barbarie intendendosi la modernizzazione europeista,
all’insegna della democrazia e la libertà.
Lawrence Wright,
Gli anni del terrore, Adelphi, pp.
464 €28
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