Si sfoglia questa
riedizione per il nome del traduttore, Camillo Pellizzi. Intellettuale
marciante durante il ventennio, amico di Ezra Pound, letterato riciclato
sociologo negli anni 1950, al liberale istituto fiorentino di Scienze Politiche
“C.Alfieri”, ma evidentemente ancora “marciante”, se nel 1948 traduceva questo “la
Colpa è di Roosevelt”. Il libro di Beard è lungo, ma è tutto nelle intenzioni:
dire male di F.D.Roosevelt. Fino ad addossargli la guerra contro Hitler?
Una lettura come
testimonianza di quello che avrebbero potuto essere gli Usa. Ma giusto a futura
memoria: potranno mai diventarlo ora? Soli e isolati. Fuori dal conetsto
mondiale.
Beard, storico
di professione, ma isolazionista di proposito, dipana bene il suo argomento,
con piglio polemico: F.D.Roosevelt invocava la pace, alle elezioni, ma voleva e
preparava la guerra. Per imporre la supremazia americana sull’Atlantico e il
mondo. Con un errore grossolano però per uno storico contemporaneista: annullare il
contesto. E tanto più per uno storico con gli orientamenti “marxisti” di Beard,
famoso per studiare i fenomeni, a partire dall’Indipendenza Usa, nel comtesto
anzitutto economico.
Charles Beard, La colpa fu tutta tedesca?, Oaks, pp.
423 € 25
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