mercoledì 12 luglio 2017

La crisi del capitalismo si chiama Europa

Streeck riprende e sistematizza il saggio del 2012 che dà il titolo. La fine del capitalismo agli anni 1970, l’inflazione, 1980, la crisi fiscale dello Stato, 1990, la globalizzazione, Duemila, l’indebitamento privato che ha portato ai “mutui senza casa” e al crac. L’indebitamento pubblico conseguente si può dire coroni un processo irreversibile. 
Il decano dei sociologi politici tedeschi si vuole poco ideologizaato. E più sul piano liberale che sul vetero marxismo, che della fine del capitalismo faceva esercizio obbligato. E più dopo la crisi petrolifera del 1973, che interruppe l’ideologia dello sviluppo. I suoi argomenti sono peraltro fattuali. Ma altrettanto fattuale sarebbe una serie di contro-argomenti. I benefici del neo capitalsimo negli stessi anni 1970. I privilegi previdenziali e assistenziali che il capitalismo ha assicurato per tutto il Novecento e la prima decade del Millennio, malgrado la crisi fiscale dello Stato. E malgrado la globalizzazione, che pure impose licenziamenti in massa in Europa e negli Usa. Il “never had it so good” delle presidenze Clinton, con la coda che è finita nel crac bancario.  Mentre le incognite sono di altro tipo. Gli armamenti naturalmente, di cui si tace. E la demografia in primo luogo, che privilegia l’Asia, e in subordine l’Africa.
“La crisi del capitalismo democratico” è il secondo saggio della raccolta, più convincente. Ma, anche qui, parlare di fine dell’Europa piuttosto che del capitalsimo sarebbe più appropriato. Del continente europeo e della cultura morale e civile che ha imposto fino ad ora. I paesi capitalisti sono in via di deindustrializzazione, argomenta Streeck. Ciò non è vero, l’accumulazione è sempre privilegiata, anche nei paesi di vecchia industrializzazione. Non è però più un modello, e sempre meno lo sarà: meno giustizia sociale, cioè più accumulazione, ma non redistributiva - un capitalismo che non è più otore ad autoalimentazione.
Nelle interviste che hanno accompagnato l’uscita del volume Streeck parla di crisi da overdose. E questo può essere vero, ma allora per eccesso di accumulazione. Restrittiva in Europa, ma ancora accrescitiva nel vecchio Terzo mondo, grazie alla globalizzazione.
Wolfgang Streeck, How will Capitalism End? Essays on a Failing System, Verso Books, pp. € 27


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