Le matematiche
sono molte in francese, e Badiou, filosofo e poligrafo di varia umanità come
usa da qualche tempo oltralpe, vi si immerge con voluttà, e quasi perdendosi.
Per matematiche intendendo le scienze.
Ma dov’è la
novità? Da Talete, Democrito e Eraclito a Aristotele, Descartes, Pascal, e
Popper. Non c’è pensiero che non abbia fondamento scientifico, argomenta
Badiou. Dobbiamo alle matematiche le sole poche cose che sappiamo: “Le
matematiche sono la più convincente delle invenzioni umane”. E la via alla
felicità – tema di più trattazioni di Badiou: “Le matematiche, per la loro
forza estetica e per la creatività che richiedono, sono un modello in cui la
libertà, lungi dall’opporsi alla disciplina, la esigono”.
Ma allora vale
al contrario: tutto in effetti si può dire. Anche delle matematiche, basta
saperlo dire.
Il poeta
Lautréamont lo dice perfino meglio, nei “Canti di Maldoror”: “O matematiche
severe… più dolci del miele”. Piene di grandezza solida, imponente, e di verità
incontrovertibili.
Matematica
significa – Badiou non lo dice, ma questo è il messaggio - rigore nel
procedimento, e prova del risultato. Ma questo non sarà facile. La filosofia ha
i suoi punti fermi, teorici (come la relatività generale, per dire) e pratici
(la fissione d Fermi, il parafulmine di Franklin) ma con modestia. Come del resto
la vera scienza, che i suoi risultati non esita a rimettere in discussione – è
questa la sua verità, non aliena alla filosofia. Badiou dà l’impressione di
avere scoperto l’acqua calda. Ma l’entusiasmo sa fare contagioso.
Alain Badiou, L’elogio delle matematiche, Mimesis,
pp. 82 € 10
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