“È difficile
capire come l’universo fisico potrebbe produrre entità astratte come le regole
e poi sottomettersi all’influenza di queste regole, in modo tale che, a loro
volta, queste regole esercitino degli effetti realmemte palpabili sull’universo
fisico”. Non c’è un modello per arrivare a una certa determinatezza
dell’indeterminato, che è la via maestra della conoscenza e della scienza, e
Popper prova a costruirne uno. Nel 1965 tira le somme della sua indagine
metodologica sulla scienza della verità con due proposte “risolutive”, la
razionalità e la libertà radicando in un approccio rivisto dell’eoluzione, e il
“problema dell’induzione”, ossia della conoscenza, risolvendo nella “conoscenza
congetturale”.
È “Objective Knowledge:
An Evolution ary Approach”, di cui questi due saggi sono la parte centrale. Il
titolo, “Nuvole e Orologi”, se non è altro, è stato fortunato: Ligeti ci compose
su nel 1972 una partitura. Ma questo è anche il nodo centrale della riflessione
di Popper: il rigetto dell’induzionismo “classico”, da Hume a B.Russell, per il
metodo detto della “falsificazone empirica”: la verità viene fuori, per tentativi
ed errori, dalla falsificazione.
Le nuvole sono
il mondo indeterminato, gli orologi quello determinato. Popper centra su queste
due figure il “Saggio sul problema della razionalità e della libertà nell’uomo”
che apre la breve silloge. Completandola col problema dell’induzione, “Conoscenza
congetturale: la mia soluzione del problema dell’induzione”, da ammiratore di
Peirce – in parallelo con Umberto Eco (con altra profondità) ma senza incroci.
I due scritti centrati sul determinismo - “Il determinismo, la libertà e la
razionalità” è il sottotitolo del compilatore, Massimo Baldini – sono estratti
dalla raccolta “Conoscenza oggettiva”, che comprende gli scritti del 1965 e altri.
Il determinismo
è sempre quello di Leucippo - e di Democrito: “
Nessuna cosa accade senza ragione e senza causa, ma tutto accade per una ragione
e di necessità”. Di Hobbes, Spinoza, Kant. Della scienza, fino a Einstein. Ma
sempre singolarmente teistico, appeso a una iperscienza che si allinea in Dio. Al
principio teologico del Dio onnipotente e onnisciente.
Indeterminista
è la tradizione greca “centrale”. Omero ha un Olimpo di scemotti. Platone ha Di
artigiano. Aristotele il motore immobile, senza più causa né fine. Popper,
l’epistemologo, è ovviamente per l’indeterminismo
fisico. Ma corretto con “l’asserzione
l’indetermnismo non è sufficiente”.
Ci sono regolarità. E, viceversa, resta da “capire in che modo cose non fisiche
quali i propositi, le deliberazioni, i piani, le
decisioni, le troeir, le intenzioni, e i valori possano giolcare una parte
nel determinare i mutamenti fisici nel mondo fisico”.
La
soluzione che Popper propone la chiama “postulato di Compton della libertà”. Arthur
Compton, fisico, autore di “The Freedom of Man”, 1935, è il riferimento di
Popper per tutto il saggio-lezione, una “Arthur Holly Compton Memorial Lecture”,
alla Washington University. Essa “deve spiegare la libertà, e deve pure
spiegare come la libertà non sia piuro caso, ma piuttosto il risultato di un
asottole interrelazione tra qualcosa di
pressoché casuale o fortuito e qualcosa come un comntrollo restrittivo o
selettivo – come per esempio un fine, uno standard – sebbene non si ttratti
di un controllo rigido e ferreo”. L’abbozzo di un diverso indeterminismo, “a
interruttore centrale”. In una diversa, e un po’ legnosa, teoria dell’evoluzione:
una conclusione in realtà “aperta”, problematica. S olo meglio approssimata
dell’indeterminazione quantistica, che conduce al caso più che alla libertà, e
alla decisione improvvisa più che deliberata – ed esclude la volizione.
L’induzione
riprende dalla critica all’empirismo di Bertrand Russell – e di Hume: dalla “demolizione
humiana dell’empirismo”. E restaura col procedimento per cui è famnoso, della “falsificazione”.
Karl Popper, Nuvole e orologi, Armando , pp. 103 €
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