Brevi note
riassemblate per consolidare la memoria visionaria di A.Huxley anche
all’insegna dell’ecologia. Raccolte, introdotte e commentate con diligenza d a
Vito Fortunati, che però non insegnano nulla. Se non che la protezione
dell’ambiente rischia di esaurirsi nelle
dichiarazioni di principio.
Altri meglio di
A.Huxley, per esempio Mumford, hanno descritto le trappole della tecnica quando
era al top delle celebrazioni – per non dire delle denunce filosofiche, da
Heidegger a Severino (e a Popper, perché no). E d’altra parte questo Huxley è
più “contemporaneo” di altri critici radicali della contemporaneità, come
Orwell, in quanto conosceva la forza del consumismo, del condionamento quasi
biologico, attraverso le intenzioni, e delle lacune dell’iperrazionalismo autocongratulatorio, o risolutivo, di un razionalismo a basso voltaggio, che si
guarda l’ombelico.
Da dove allora
la sensazione di ritualità, di già sentito, di geremiade? Sulla natura A.
Huxley avrebbe avuto altre perplessità – malgrado gli sforzi del curatore. Non
si risolve semplificando.
Aldous Huxley, Una società ecologica e pacifista, Jaca
Book, pp. 88 € 9
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