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venerdì 21 luglio 2017

Letture - 309

letterautore

Ateismo – Necessita quell’entusiasmo da cui aborre, secondo l’ateo dottor Hjierrild del celebrato romanzo “positivista” di J.P. Jacobsen, “Niels Lyhne”. Il teorico dell’ateismo è conoscenza occasionale del protagonista una notte solitaria di Natale al ristorante – sarà alla fine l’angelo della morte di Niels ferito al fronte. Di poche pagine. Non convince Niels, ma non è convinto, nemmeno lui.
Il dottor ateista Hjerrild  non è convinto della necessità, se non la verità, dell’ateismo. Per assuefare l’umanità senza Dio ci vorrebbe “quel cieco entusiasmo che si chiama fanatismo”, si dice da sé. E si domanda: “Ma com’è possibile diventare fanatici di una negazion e? Fanatici dell’idea che Dio non esiste!” Sconsolato: “L’ateismo è estremamente prosaico, e la sua meta, in fin dei conti, è un’umanità senza illusioni. La fede in un Dio che governa e giudica è l’ultima grande illusione degli uomini, e poi, quando l’avranno perduta? Saranno più consapevoli ma anche più ricchi. È più felici? Non lo so?”.

Benidorm – Era Calabuig, nome d’arte – titolo del film di Berlanga – di un paesino della costa di Alicante allora remoto. Dove lo scienziato nucleare pentito Edmund Gwenn si nascondeva negli anni 1950, con Valentina Cortese, Franco Fabrizi e Juan  Calvo, tra camere di sicurezza dei  Carabinieri aperte, partite a scopa, chiacchiere, fuochi d’artificio per la festa, e giovani che sognavano l’espatrio. Nell’eco,  remota, di basi americane da aprire, o di flotte navali al largo. Ora che si fregia del nome di “New York del Mediterraneo”, “Sette” la mostra in foto come un incubo: un paesino ora occupato da 350 torri di trenta-quaranta piani, di mini-appartamenti per nord-europei in vacanza, seconde case, multiproprietà. Sia vista mare sia vista campagna – una specie di deserto occupato da parallelepipedi.
È vero che la Spagna, immune ai terremoti, si è specializzata in grattacieli. Benidorm, con le sue 350 torri, è solo la terza città con più grattacieli nel paese iberico. Ma quello che si vede che cos’è? Non è turismo e non è svago. Non è neanche investimento immobiliare – a chi rivendere il due vani? È un incubo realizzato.

Comico – È genere italiano per eccellenza: satirico, critico, giocoso, divertito, compassionevole. Enrico Vanzina fa con D’Orrico su “Sette” una lista interminabile di attori comici, tutti famosi e contemporanei, anche se di una o due generazioni fa. Con una tradizione robusta, ed eccellente, anche nella grande letteratura, da Boccaccio e i novellieri all’Aretino, Berni, etc. E compresi Manzoni, Svevo, Gadda. Robusta fino a un paio di generazioni fa anche nel filone dedicato: Flaiano, Zavattini, Campanile, Mosca et al. Ma mal sopportata dal dolorismo neo realista, e infine espulsa dalla letteratura e dell’editoria, se non camuffata da critica sociale – Piccolo, Genovesi.

Copia – Si è chiusa bruscamente la mostra di Modigliani al palazzo Ducale di Genova per il sospetto che alcuni o molti dei dipinti fossero dei falsi, benché esposti altrove e riconosciuti per autentici, di mano del pittore livornese. La copia è sempre un brutto animale, agita i sospetti, Anche per ragioni di mercato – di quotazioni. Ma perché non avrebbe consistenza autonoma? Giovanni Agosti, “Bambaia e il classicismo lombardo”, ha l’aneddoto di Girolamo Tetavilla, nobile milanese cortigiano di Ludovico il Moro, che a Roma nel 1496, ospite di Ascanio Sforza, stava per comprare il Cupido di Michelangelo per donarlo al Moro. Stava per comprarlo da un concittadino, Baldassarre del Milanese. Pagandolo 200 ducati, una cifra enorme. Perché era presentato non come di Michelangelo ma come scultura antica.
Lo studio di Agosti è, tra le altre cose, anche questo: la ricostruzione di un mondo, Milano nel primo Ciunquecento, che godeva di presenze e esperienze eccezionali, Leonardo, Bramante, etc., ma più di tutto coltivava e apprezzava la copia dell’antico. Oggi l’eccesso si direbbe opposto.

Dante – Ha sempre ispirato pittori (incisori, disegnatori) e musicisti, ma non più da un secolo e mezzo circa. Dai preraffaelliti, e dalla “Francesca da Rimini”, l’opera di Albert Thomas.

Germania – Era in bassa fortuna prima della Riforma e la ribellione a Roma. Nei resoconti di Machiavelli, viaggiatore diplomatico, e vari prelati. Nei versi del Bramante ritorna come eponimo  di povertà: “E le costure èn piene de pedochi,\ e pareno un vestito de la Magna”.      

Mano . Fu a lungo segno di bellezza e richiamo erotico, alla apri degli occhi e della bocca. Sulla traccia sempre di Petrarca, che ha creato a codificato il vocabolario dell’innamoramento.

Premi – Fanno impennare le vendite, si dice. A Parigi? Matteo Nucci, finalista allo Strega, non c’è – non c’era prima e non c’è stato dopo – in quattro delle cinque librerie residue in Versilia, tra Massa, Pietrasanta, Forte dei Marmi e Viareggio. Di cui tre Mondadori e una Giunti. Cognetti è venuto fuori al terzo tentativo in  una libreria indipendente, specializzata in editoria di nicchia. Cognetti è ben Einaudi, cioè Mondadori. E anche Ponte alle Grazie (Nucci) non è del gruppo ex Messaggerie, regine della distribuzione? La vendita dei libri richiede un po’ di mestiere: non si possono “aprire” librerie come una franchising qualunque, o come un’appendice del caffè.

Razzismo – Tra le carte personali di Madonna messe all’asta dai suoi assidtenti, corrispondenti etc., la lettera con cui il fidanzato di una stagione Tupac Shakur la licenziava: “Stare con un ragazzo nero non avrebbe compromesso la tua carriera, anzi. Io invece avrei perso la metà del  pubblico se mi avessero visto con te”.

Rilke – Si può dire più noioso di Rilke?
È anche il recordman delle occasioni femminili, da Lou Salome e Clara Westhoff in poi: sprecate?
                             
Sherlock Holmes – È un egocentrico, anche col devoto Watson, specie con lui. E un romanziere. È la scoperta, questa del romanziere, di Alessandro Piperno, “La Lettura” di domenica, che si professa non cultore della materia, in una lezione sull’egocentrismo alla scuola (il correttore del Samsung insiste per “sola”) di scrittura Molly Bloom dove professa: “Sherlock Holmes ha le qualità tipiche del romanziere di genio”. A partire dal fatto che “non è un uomo d’azione”. Tratta i delitti “come Michelangelo il marmo della sue statue”,  per eliminazione. E “proprio come Flaubert, è fanatico dei dettagli e detesta le astrazioni”.
È un romanziere che privilegia il pettegolezzo, ma questo non lo diminuisce. Niente come il pettegolezzo dà conto della parte più oscura, e più viva, della natura umana”, continua Piperno: “Ai miei studenti che vogliono intraprendere una carriera di scrittore dico sempre: vi sarà più utile «Dagospia» che «La Gerusalemme Liberata»”.

L’induzione che Eco privilegia è il suo debole, non un punto di forza: ne fa una macchietta. Ogni induzione è pretestuosa.

Sorrentino .- “Youth”, rivisto, è narrazione mal connessa. Anche confusionaria. Lo stesso che “The Young Pope”, “La grande bellezza”, “Il divo” anche. Sorrentino è scrittore, ma va per immagini - alla maniera di Fellini. Ma senza rinunciare alla scrittura: da qui i dialoghi con battute lunghissime, in cui il personaggio si argomenta spesso da solo.

letterautore@antiit.eu 

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