Il “Viaggio nell’anima
dell’Europa” che Ossola sta completando per il “Sole 24 Ore” la domenica l’aveva
anticipato a un convegno quindici anni fa della Fondazione Cini. Di cui questa
pubblicazione contiene gli atti, con saggi di una ventina di studiosi, italiani
e europei – tra essi Raimondi, Furio Diaz, Carena, Ritter Santini, Fumaroli,
Strada, Olender . L’Europa è cambiata, molto, nel Millennio, ma l’idea di Europa
del filologo no: l’identità dell’Europa è unitaria. Già da Alessandro Magno - e
fino a Hitler. Anzi già dalla, seppure specialissima, cartografia mediterranea del
viaggiatore Ulisse.
È l’idea dell’Impero
Romano, di Carlo Magno, di Carlo V, di Napoleone. Di progetti non tutti commendevoli,
insomma. È l’Europa anche delle Crociate, e poi della tratta dei negri e
del colonialismo (che qui mancano), oltre
che dei pellegrinaggi, dei santi condivisi. Ma, è vero, l’Europa delle tante
lingue e piccole patrie si riconosce unitaria: si vede come territorio unico e
si vorrebbe in qualche modo unita. Di una cultura, soprattutto, condivisa. In
una scena che si vuole unita: hanno viaggiato dal catai a Parigi i paladini di
Ludovico Ariosto, e da Cartagine in rovina a Gerusalemme gli eroi del Tasso.
Vico era scrittore europeo, come poi Beccaria, gli Illuministi, etc.
Una considerazione
dello stesso Ossola va però tenuta a mente. E non come fatto incidentale come
lo studioso sembra assumere. Spesso, dai suoi confini, come se implicassero una
visione potenziata, l’Europa ha contemplato la sua fine. Dalla navigazione di Rutilio
Namaziano, “De Reditu”, o dalla “Mosella” di Ausonio, alla Port-Bou di Walter
Benjamin.
Carlo Ossola (a
cura di), Europa: miti di identità,
Marsilio, remainders, pp. XVI-288, ill., € 12,91
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