Frontex,
l’organizzazione euroepa per l’emergenza immigrazione, ha messo a punto un
dossier sulle attività delle Ong che operano nel Mediterraneo, che promette agli
inquirenti italiani. Un dossier dunque di implicazioni penali.
L’ambabsciatore
italiano a Tripoli Perrone, contemporaneamente, e irritualmente, spiega la
situazione alla “Nazione” in questi termini: “In mare è il caos: scontri tra
guardacoste libici e Ong”. L’ambasciatore spiega quello che si sottace: che la Guardia
costiera libica usa mezzi forniti dall’Italia, è stata ed è addestrata dalla
marina italiana, e opera con l’assietnza italiana.
All’obiezione
che la guardia costirea libica avrebbe mitragliato i barconi, Perrone risponde
non tanto sibillino che è una fake news: “C’è una contesa mediatica… Che ci
sia un rapporto difficile tra la guardia costiera e le Ong è un dato pubblico”.
Il
volontariato internazionale nel Canale di Sicilia è anch’esso un business,
anche questo a questo punto “è un dato pubblico”. Resta solo da accertare se
per il piccolo, micragnoso, profitto. O per conto dei rispettivi governi – gli stessi
che poi si rifiutano di prendere i migranti “salvati”: per il controllo, cioè
per spionaggio.
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