martedì 4 luglio 2017

Lo scandalo è l'accoglienza

Il costo dell’accoglienza degli immigrati in Italia nel 2016 è stato di 3,72 miliardi di euro - sarà presumibilmente di 4,6 nel 2017. Con un impatto sul deficit, e quindi sul debito, calcolato nello 0,22 per cento del pil. In realtà , su una spesa pubblica di 850 miliardi, l’impatto dell’accoglienza è più del doppio. È troppo, è poco? Ogni spesa è eccessiva se non necessaria o non produttiva.
Perché l’Italia s’imbarca in questa impresa dell’accoglienza, per giunta costosa? Perché per due terzi esatti la spesa va all’accoglienza in senso stretto, le gestione dei 35 euro giornalieri per immigrato in uno dei centri di accoglienza – per il restante terzo si suddivide tra il soccorso in mare e le cure sanitarie. C’è un business dell’accoglienza, molto forte tra i cattolici, e in subordine nelle ex cooperative rosse - lo scandalo e il processo cosiddetti di Mafia Capitale sono anche questo.
Dei quasi quattro miliardi di euro spesi per l’accoglienza degli immigrati, solo 121 milioni sono stati contribuiti dalla Ue. La Ue ne spende tre, l’anno, a favore della Turchia, che non faccia da sponda per l’immigrazione illegale. E 1,28 a favore delle ong europee che praticano il business dell’accoglienza. L’affare è anche europeo.
È questo il motivo per cui non si regola l’immigrazione? Sembra assurdo, ma non è  assurdo che non ci siano canali per entrare in Europa legalmente? In un continente. E in uno che ha bisogno di lavoro immigrato.
Discute oggi l’Europa a Strasbiurgo se è ridicola la Commissione di Bruxelles o se è ridicolo il Parlamento europeo, sulla questione immigrati. Ma per evitare gli sbarchi im massa indesiderati, e le migliaa di vittime, un massacro, basterebbe poco. Autorizzare e regolare i ricongiungimenti familiari. Organizzare i consolati all’estero, nei paesi di provenienza degli immigrati, che diano regolari visti a chi emigra in cerca di lavoro. E magari anche pagare loro il biglietto se sono “chiamati”. Le cose che si sono sempre fatte nelle grandi ondate migratorie del secondo Ottocento, tra le due guerre, e in quelle intraeuropee del dopoguerra. Ma che l’Europa non fa, e non considera nemmeno.
Ora va il business dell’accoglienza, e il lavoro nero, precario, da sfruttare al massimo. Le cifre non sono disponibili, né si fanno in merito ricerche, ma è l’evidenza. Non l’economia regolata. Un mercato nero che non si fa scrupolo di avallare anche l’immigrazione di forza lavoro per l’economia illegale: l’industria della copia, la droga, la prostituzione.   

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