L’elenco è lungo
ma uno specialista come Caligiuri lo sa riassumere in poche pagine, di una
serie di “disguidi” tra i servizi d’informazione, che hanno il compito di
preservare lo Stato e la democrazia da attacchi esterni e interni, e i giudici.
Quasi tutti in forma gravissima, di colpi di Stato, o tentati colpi di Stato,
di terrorismo, di mafia. Il piano Solo, la britannica (la inventò il “Sunday
Times”) strategia della tensione, il golpe Borghese, la P 2, Gladio, Contrada e
Mori, alcui dei casi più celebri Quasi
tutti poi conclusi con assoluzioni, tutti a coda di pesce.
Caligiuri, che
da tempo sviluppa una metodologia scientifica di studio e organizzazione dei
servizi segreti, sintetizza gli studi analitici precedenti in questo saggio in
forma di appello, alla collaborazione invece che alla guerricciola tra due funzioni
fondamentali dello Stato. E nota con soddisfazione che nell’ultimo decennio “non
c’è stato alcun coinvolgimento in Italia e all’estero di esponenti dei Servizi
in indagini giudiziarie per tentativi di deviazione o corruzione”. Il merito
attribuendo alla legge di riforma dei servizi segreti, giusto dieci anni fa. O
non al venir meno della giustizia politica, meglio al suo indebolimento – non c’è
più l’ideologia a supporto, e non facilita la carriera? I cui residui sono
ancora attivi nei media e nella politica – per esempio nel siluramento della
riforma costituzionale (opera della P 2, di Gladio, dei Servizi deviati….).
La storia dei servizi segreti in Italia sarà una storia della macelleria politica, i forma giudiziaria, più che di deviazioni. Che dopo i tanti processi ancora non si vedono.
Mario Caligiuri,
Intelligence e magistratura,
Rubbettino, pp. 93 € 12
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