Tappeto rosso per
Angela Merkel. Nel senso proprio, una striscia di tappet rosso – una passerella,
si diceva al tempo delle vamp. Con
lei al centro, vestita di rosso. E tutti i capi di Stato a sfilare, da sinistra
fino a Lei, per una stretta di mano, un abbraccio con I Popolari-Dc, e la foto,
e uscita a destra. Il tipo maestrina, i diciannove abbozzano facendo i bravi scolari - il loro tempo è la ricreazione (Trump, alt Deutsch, vecchio tedesco, ride come a teatro).
È una comediola, sebbene non si rida - in Germania non si ride? Lo storico evento è itinerante, nel 2018 i venti se lo godranno nella pamia. Ma pare che in Germania procuri voti, la Germania ama celebrarsi.
È una comediola, sebbene non si rida - in Germania non si ride? Lo storico evento è itinerante, nel 2018 i venti se lo godranno nella pamia. Ma pare che in Germania procuri voti, la Germania ama celebrarsi.
Questo G 20 è come i tanti,
un convegno per dirsi qualcosa e poi lasciarsi, come prima. Ma l’organizzazione
tocca a Angela Merkel, e dunque è eccezionale. Preceduto da un’intervista incredibilmente
(di)stesa di “Die Zeit”, direttore e direttore editoriale uniti nello sforzo: due
pagine del “Corriere della sera”, una dozzina buona di cartelle, in cui la
cancelliera riesce a non dire nulla. Un monumento: bisogna in effetti saper
menare il torrone.
Si parla molto degli Usa
nelle due pagine di Angela Merkel, e di Europa-Usa. Senza mai una menzione della Nato. Si è sciolta? La Germania ne è
fuori? Vuole risparmiare sulle spese, probabile.
Merkel crede che - ragiona
come se - l’Europa possa fare a meno degli Usa. Ma è l’Europa ad avere bisogno
degli Usa, più che, molto più che, gli Usa dell’Europa. Italia e Francia ne hanno bisogno contro questa Germania, mercantilista e aggressiva.
Ps. Il direttore di
“Die Zeit” si ripete, e il giorno dopo intervista Erdogan - per fare un favore
a “la Repubblica”, che si era perduta Merkel? Tappetino rosso anche al
presidente turco. Povera vittima. Dei terroristi. Dei golpisti. In veste di giornalisti, giudici, professori, politici eletti. Giovanni Di Lorenzo, già
direttore del quotidiano di combattimento “Tageszeitung”, una sorta di “Lotta
Continua” attardato, aveva l’ambizione del tappetino?
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