È la raccolta di studi che
sancisce l’origine del dualismo economico tra Nord e Sud Italia nella monarchia
normanno-sveva e poi dei d’Angiò – “Regno di Sicilia e Italia
centro-settentrionale dagli Altavilla agli Angiò (1100-1350)” è il sottotitolo.
È anche il modo come il Centro Europeo di Studi Normanni ha celebrato nel 2011
il centocinquantenario dell’unità – Galasso pubblica gli atti dell’apposito
convegno a Ariano Irpino.
David Abulafia, cui si deve
la prima ipotesi in tal senso, la riespone con le solite cautele di studioso di
archivi, ancorato alle carte. Sulla premessa che è stato a lungo difficile
rivedere documentalmente la conquista normanna - “latinizzazione” - del Sud,
poiché a loro favore vigeva un pregiuzidio razzista. specie in Inghilterra, per
“l’idea di una comune impresa normanna” nelle isole britanniche e al Sud, in
“dibattiti imbevuti non poco di idee razziali” – molti “insistevano
pesantemente sulle origini scandinave dei normanni”, insomma pantedesche.
Le carte emerse sono poche,
spiega Abulafia, di porti e agenti del Nord Italia, e anche transaalpini,
corrispondenti del Sud, le carte del Sud essendo intonse o mancanti. Ma il poco
emerso va tutto in quell senso. Le prime testimonianze finora emerse del primo
periodo, di viaggiatori arabi, descrivono un Sud anche manifatturiero, oltre
che fornitore di grano e cotone. Le prime doocumentazioni cartolari che vanno
emergenedo, nota Abulafia, confermano questo assetto - Feniello, “L’Italia mussulmana”, dice la
Sicilia, come la Tunisia, le “Manchester e Lancaster” dell’undicesimo secolo
nel Mediterraneo.
Poi su questo fronte è
silenzio. Il regno meridionale si stacca dall’evoluzione prima comunale e poi
signorile delle città e i ccrasali del resto d’Italia. Chiudendosi e
frantumandosi nell’ordinamento feudale. E sempre più specializzandosi nelle
produzioni agricole. Che consentivano, nota Abulafa, alle città del Centro-Nord
di sopravvivere mentre si dedicavano alle manifatture e al commercio, piuttosto
che alla produzione di granaglie. Lo stesso modello, si può aggiunmgere, si è
riprodotto nei primi decennia della Repubblica, che il Nord ha prosperato col
mercato del lavoro a buon mercato offerto dal Sud.
Una serie di saggi (Azzara,
Cuozzo, Houben, Tocco, Orlando, Bresc, sintetizzano fuori dall’agiografia i perodi e i luoghi, I
Normanni, gli Svevi, gli Angiò, Venezia e il Regno, e la
Sicilia.tardomedievale. Nicola De Blasi analizza il dualismo anche nella lingua
letteraria del Duecento – ma è più un pluralismo, o una frammentazione - allo
sciogliete le righe dalla lingua madre latina (e al Sud greca).i
Giuseppe Galasso (a cura di),
Alle origini del dualismo italiano,
Rubbettino, pp. 311 € 15
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