“Quando un’eclisse, di sole
lo di luna, si verifica nel luogo dove abiti, se dominano le malefiche negli
angoli e nei luoghi dei luminari, e inacciano mali alla regione ma non a te,
cambierai regione”. Migrazioni di massa consigliava dunque Campanella per evitare
l’eclisse? Il fenomeno non era ritenuto benefico, se Alessandro Magno, quando
ne sperimentò una, pronto sacrificò un simulacro di re, perché il dio delle
eclissi non se la prendesse con lui. Ma Campanella dice per dire, lui non ci
crede, né alle malefiche né alle benefiche, inteso di stelle. Era un causeur, un discettatore. Sarebbe stao
un ottimo ospite agl show Usa elettrizzati l’altra settimana da una
parzialissima ma totale eclisse di sole.
Si parte da qui,“Come evitare
il fato astrale”, delle comete oltre che delle eclissi, e delle congiunzioni
astrali, per la questione astrologica. Una delle tante di cui l’irrequieto
frate calabrese riuscì a essere protagonista. Anche se, in questo caso, a piede
libero. I tre libelli della raccolta segnano l’intervento di Campanella nel revival romano dell’astrologia, attorno
al papa Urbano VIII Barberini, negli anni 1620 – contemporanei di Galileo. Una vicenda
complessa, purtroppo trascurata dalla grande storia, che Germana Ernst, specalista
di filosofia del Rinascimento, esuma qui in dettaglio in un’ampia introduzione.
Campanella vi dispiega la sua
cultura, molto vasta. Da umanista, per
libros: con un’interminabile serie di riefrimenti, da Tolomeo a Pico,
passando per le Scritture, i filosofi classici e i Padri della chiesa. Non è un
credulone. Ma non si pone il problema della credulità, espone i pro e i contro,
a base di chi ha ditto che. Interviene nel dibattito, per così dire,
astrologico-politico sulla morte imminente del pontefice Urbano VIII Barberini,
data per certa a causa di nefaste congiunzioni delle stelle. Una divinazione a
cui il papa Barberini non era alieno – la cosa lo turbava. Campanella s’intromise
nel dibattito col primo dei tre “opuscoli” della raccolta, “De siderali Fato
vitando”, come evitare la morte per via stellare. Il papa si adontò, la curia
peggio, e Campanella dovette difendersi, Da qui gli altri due opuscoli, un
“Apologeticum”, chiedo scusa, e una “Disputa sulle bolle” dei pontefici Sisto V
e Urbano VIII, contro gli astrologi.
Campanelal non prende
posizione, né per gli uni né per gli altri. Solo esibisce la conoscenza delle
fonti in materia, come per consigliare prudenza. Ma di passaggio non omette gli
strali sulle materie di suo interesse. Che sono una: la redenzione degli infelici.
Perché “il fato realizza i propri eventi mentre trapassa per tante cause e concause
della sua serie, in modo che quanto Dio vuole o permette avviene”? Perché “i principi
e coloro che sono vicini a Dio”, i soli che potrebbero sovvenire ai bisognosi e
infelici, non lo fanno – “non lo sanno fare”: il frate si cvautela. Mentre i sapienti, che lo saprebbero fare,
non ne hanno i mezzi. E altri “lo possono e lo sanno ma non
vogliono”. Con i rimedi per evitare il carcere,
“l’ira del principe”, il veleno, e comunque la morte violenta, i ladri, e anche
“per non cadere o perché non t cada addosso qualcosa”. Faceto, senza negarsi.
Tommaso Campanella, Opuscoli astrologici, Bur, con testo latino
a fronte, pp. 277 € 10
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