Nazismo – Vinse contro
la migliore Germania. L’1 agosto 1932 il partito Nazista otteneva il 38 per
cento del voto popolare, diventando il partito di gran lunga più forte in
Germania. Partì l’ondata che avrebbe portato Hitler qualche mese più tardi a
capo del Paese. Hitler non ha vinto sull’onda della disperazione: ha vinto nel
momento in cui la repubblica di Weimar aveva cominciato a funzionare. L’economia
era finalmente solida, dopo le riparazioni di guerra, l’inflazione e il crac
del 1929. E il Paese era di nuovo ordinato, contro tutte le spinte eversive.
Le
storie trascurano i due fatti, ma non si potrà dire a lungo che il nazismo fu
eletto al potere in reazione alla depressione economica e politica.
Mutamento climatico – A metà Trecento
ebbe inizio in Europa una “piccola età glaciale”. Caratterizzata dal
raffreddamento del clima, con una espansione dei ghiacciai nelle regioni
montane. “Glaciazione” che i metereologi prolungano fino all’Ottocento, quando
avrebbe toccato il suo punto massimo. Dal Novecento , secondo la temporalità
della meteorologia, inizia una fase di riscaldamento, con una costante e sensibile
risalita delle temperature.
Della
piccola glaciazione si ricordano alcuni picchi più freddi: in Italia gli inverni
1510-1511, 1547-48, 1607-1608 (approssimativamente quello in cui Virginia Woolf
immagina le gite sui pattini del suo “Orlando” sul Tamigi), 1655-1656, e il
decennio 1675-1684. Ma c’erano eccezioni. Il freddissimo 1607-1608 fu preceduto
da un 1606-1607 registrato come uno degli anni di maggiore calura del secondo millennio.
Ma già nel Cinquecento, anni di siccità, e quindi di carestia, si erano
segnalati numerosi, e di lunga durata: 1549 e 1550, 1559 e 1560, 1569, 1573,
1581. Nel 1549 non piovve da metà marzo a tutto giugno.
Reggio Capitale – È vocazione
vecchia e costante della città. A partire dal 1562, quando Napoli decise lo
sdoppiamento dell’amministrazione regia in Calabria, fino ad allora accentrata
su Cosenza. Si scelse come centro della Calabria Ultra Catanzaro, che aveva una
sericultura importante, seconda solo a Napoli. Reggio protestò, e qualche anno
dopo, nel 1582, arrivò a offrire, per diventare sede della seconda Udienza delle
Calabrie, 20 mila ducati, impegnandosi ad ampliare a proprie spese il carcere,
e a costruire un edificio appropriato per l’Uditore e i funzionari dell’Udienza.
Filippo II scelse invece Vibo Valentia, allora Monteleone, e in tal senso diede
indirizzo al viceré a Napoli, il duca di Osuna. Senonché i Carafa, feudatari di
Monteleone-Vibo, si opposero, temendo di
perdere i diritti feudali. E nel 1584 Filippo II scelse Reggio.
Dieci
anni dopo, però, nel 1594, la sede dell’Udienza fu di nuovo trasferita, dapprima
a Seminara, feudo degli Spinelli, per poco tempo, e poi d nuovo a Catanzaro,
che la conserverà fino all’unità. Salvo il decennio 1806-1816, sotto i due
Napoleonidi, che a Catanzaro preferirono Monteleone-Vibo: Catanzaro era di difficile accesso, Monteleone invece
lungo la direttrice maestra Napoli-Reggio.
La
città, già centro navale principale degli ultimi bizantini in Italia, era
ambiziosa. Nel 1616 si era offerta in feudo al granduca di Toscana, pur di
essere al centro del territorio. Il granduca poi comprerà, trent’anni dopo, i
Casali di Cosenza. Reggio la rifiutò per “non aver fatto buona difesa” contro i
Turchi nel 1594.
Socialismo – È scomparso
di fatto e di lessico. Una parola all’improvviso svanita, mentre tutto indica
che ce ne sarebbe bisogno. Per una concentrazione della ricchezza che non fa
bene alle economie, oltre che alle società. Ovunque in Occidente, e in Russia,
in Cina, in India. Dove non solo c’è lo zero virgola che si accaparra il 20 o
il 25 per cento della ricchezza nazionale, ma si consolida un 20 per cento di borghesia
più solida che si accaparra i migliori servizi, alle università alla sanità,
negli impieghi.
Se
ne parla per Cina e Cuba per una concentrazione del potere che non fa bene alla
democrazia, quindi in senso negativo.
Trasgressione – S’inquadra negli anni 1960, del boom, e confluisce
nel Sessantotto, ne è il filo. Sul “Corriere della sera” Elisabetta Rosaspina
la fa cominciare a Cannes e Ibiza, nel 1967. Ma non è propriamente così –
quella dei “figli di papà”, come si esprime Rosaspina, è semmai già un’adulterazione
della trasgressione, quella che confluirà nel mito odierno di Ibiza, della
bottiglietta d’acqua a 50 euro, mentre Cannes serve come tappeto rosso di
Caronte, per divi americani, in età avanzata. La trasgressione è un modo d’essere
che non ha un inizio: va dall’indipendenza (vivere da soli, invece che coi
genitori) ai capelloni, alle droghe, agli amori occasionali, all’abbigliamento
assolutamente casual, si direbbe oggi. Non ha classe, è il primo e più naturale
movimento egualitario – d’istinto, non egualitarista, cioè di proposito,
politico. Ed è un movimento di liberazione del sé, un rito di passaggio
autonomo e generalizzato, fuori dalle regole e anche contro – che sarà il
nocciolo del Sessantotto. Ma se si vuole darle una data di nascita, questa era
e rimane il 1966, la vita libera a Essaouitra-Mogador in Marocco, sul mare al
limite col deserto.
“Il Sessantotto”, così è sintetizzato in Astolfo, “La gioia del
giorno”, p.585, “è un balzo gigantesco nella modernità. Della quale fa parte il
recupero della tradizione. - Il Ses-santotto è più cose, è beat, è hippy, è provo, è individuo e gruppo, pacifista e
rivoluzionario, rifiuta i consumi e ne impone il rinnovo. Ma non c’è da
obiettare, il Sessantotto sarà stato un anno che è un decennio. Con Mary Quant
e il no bras, Mogador e l’amore in
spiaggia, i Beatles, Berkeley, la Kent University, Ohnesorge a Berlino, il
rifiuto del lavoro, la felicità in agenda, il Vietnam, e nell’autunno caldo la
festa dei diritti. Col dopoguerra di pace, certo, e di boom, il papa buono e il Concilio”.
La data canonica
di nascita è 1966, il luogo Mogador-Essaouira nel Marocco sull’Atlantico al
limite del Sahara, un’estate d’erba e musica, con la presenza più o meno in
contemporanea di miti-non-miti, Zappa, Hendrix, Sting, Marley. La musica n e è
parte centrale. È più che il luogo fighetto. L’abbigliamento. Il rifiuto del
lavoro.
astolfo@antiit.eu
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