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martedì 8 agosto 2017

Il mondo com'è (312)

astolfo

Nazismo – Vinse contro la migliore Germania. L’1 agosto 1932 il partito Nazista otteneva il 38 per cento del voto popolare, diventando il partito di gran lunga più forte in Germania. Partì l’ondata che avrebbe portato Hitler qualche mese più tardi a capo del Paese. Hitler non ha vinto sull’onda della disperazione: ha vinto nel momento in cui la repubblica di Weimar aveva cominciato a funzionare. L’economia era finalmente solida, dopo le riparazioni di guerra, l’inflazione e il crac del 1929. E il Paese era di nuovo ordinato, contro tutte le spinte eversive.
Le storie trascurano i due fatti, ma non si potrà dire a lungo che il nazismo fu eletto al potere in reazione alla depressione economica e politica. 

Mutamento climatico – A metà Trecento ebbe inizio in Europa una “piccola età glaciale”. Caratterizzata dal raffreddamento del clima, con una espansione dei ghiacciai nelle regioni montane. “Glaciazione” che i metereologi prolungano fino all’Ottocento, quando avrebbe toccato il suo punto massimo. Dal Novecento , secondo la temporalità della meteorologia, inizia una fase di riscaldamento, con una costante e sensibile risalita delle temperature.
Della piccola glaciazione si ricordano alcuni picchi più freddi: in Italia gli inverni 1510-1511, 1547-48, 1607-1608 (approssimativamente quello in cui Virginia Woolf immagina le gite sui pattini del suo “Orlando” sul Tamigi), 1655-1656, e il decennio 1675-1684. Ma c’erano eccezioni. Il freddissimo 1607-1608 fu preceduto da un 1606-1607 registrato come uno degli anni di maggiore calura del secondo millennio. Ma già nel Cinquecento, anni di siccità, e quindi di carestia, si erano segnalati numerosi, e di lunga durata: 1549 e 1550, 1559 e 1560, 1569, 1573, 1581. Nel 1549 non piovve da metà marzo a tutto giugno.

Reggio Capitale – È vocazione vecchia e costante della città. A partire dal 1562, quando Napoli decise lo sdoppiamento dell’amministrazione regia in Calabria, fino ad allora accentrata su Cosenza. Si scelse come centro della Calabria Ultra Catanzaro, che aveva una sericultura importante, seconda solo a Napoli. Reggio protestò, e qualche anno dopo, nel 1582, arrivò a offrire, per diventare sede della seconda Udienza delle Calabrie, 20 mila ducati, impegnandosi ad ampliare a proprie spese il carcere, e a costruire un edificio appropriato per l’Uditore e i funzionari dell’Udienza. Filippo II scelse invece Vibo Valentia, allora Monteleone, e in tal senso diede indirizzo al viceré a Napoli, il duca di Osuna. Senonché i Carafa, feudatari di Monteleone-Vibo,  si opposero, temendo di perdere i diritti feudali. E nel 1584 Filippo II scelse Reggio.
Dieci anni dopo, però, nel 1594, la sede dell’Udienza fu di nuovo trasferita, dapprima a Seminara, feudo degli Spinelli, per poco tempo, e poi d nuovo a Catanzaro, che la conserverà fino all’unità. Salvo il decennio 1806-1816, sotto i due Napoleonidi, che a Catanzaro preferirono Monteleone-Vibo: Catanzaro  era di difficile accesso, Monteleone invece lungo la direttrice maestra Napoli-Reggio.
La città, già centro navale principale degli ultimi bizantini in Italia, era ambiziosa. Nel 1616 si era offerta in feudo al granduca di Toscana, pur di essere al centro del territorio. Il granduca poi comprerà, trent’anni dopo, i Casali di Cosenza. Reggio la rifiutò per “non aver fatto buona difesa” contro i Turchi nel 1594.

Socialismo – È scomparso di fatto e di lessico. Una parola all’improvviso svanita, mentre tutto indica che ce ne sarebbe bisogno. Per una concentrazione della ricchezza che non fa bene alle economie, oltre che alle società. Ovunque in Occidente, e in Russia, in Cina, in India. Dove non solo c’è lo zero virgola che si accaparra il 20 o il 25 per cento della ricchezza nazionale, ma si consolida un 20 per cento di borghesia più solida che si accaparra i migliori servizi, alle università alla sanità, negli impieghi.
Se ne parla per Cina e Cuba per una concentrazione del potere che non fa bene alla democrazia, quindi in senso negativo.

Trasgressione – S’inquadra negli anni 1960, del boom, e confluisce nel Sessantotto, ne è il filo. Sul “Corriere della sera” Elisabetta Rosaspina la fa cominciare a Cannes e Ibiza, nel 1967. Ma non è propriamente così – quella dei “figli di papà”, come si esprime Rosaspina, è semmai già un’adulterazione della trasgressione, quella che confluirà nel mito odierno di Ibiza, della bottiglietta d’acqua a 50 euro, mentre Cannes serve come tappeto rosso di Caronte, per divi americani, in età avanzata. La trasgressione è un modo d’essere che non ha un inizio: va dall’indipendenza (vivere da soli, invece che coi genitori) ai capelloni, alle droghe, agli amori occasionali, all’abbigliamento assolutamente casual, si direbbe oggi. Non ha classe, è il primo e più naturale movimento egualitario – d’istinto, non egualitarista, cioè di proposito, politico. Ed è un movimento di liberazione del sé, un rito di passaggio autonomo e generalizzato, fuori dalle regole e anche contro – che sarà il nocciolo del Sessantotto. Ma se si vuole darle una data di nascita, questa era e rimane il 1966, la vita libera a Essaouitra-Mogador in Marocco, sul mare al limite col deserto.
Il Sessantotto”, così è sintetizzato in Astolfo, “La gioia del giorno”, p.585, “è un balzo gigantesco nella modernità. Della quale fa parte il recupero della tradizione. - Il Ses-santotto è più cose, è beat, è hippy, è provo, è individuo e gruppo, pacifista e rivoluzionario, rifiuta i consumi e ne impone il rinnovo. Ma non c’è da obiettare, il Sessantotto sarà stato un anno che è un decennio. Con Mary Quant e il no bras, Mogador e l’amore in spiaggia, i Beatles, Berkeley, la Kent University, Ohnesorge a Berlino, il rifiuto del lavoro, la felicità in agenda, il Vietnam, e nell’autunno caldo la festa dei diritti. Col dopoguerra di pace, certo, e di boom, il papa buono e il Concilio”.
La data canonica di nascita è 1966, il luogo Mogador-Essaouira nel Marocco sull’Atlantico al limite del Sahara, un’estate d’erba e musica, con la presenza più o meno in contemporanea di miti-non-miti, Zappa, Hendrix, Sting, Marley. La musica n e è parte centrale. È più che il luogo fighetto. L’abbigliamento. Il rifiuto del lavoro.

astolfo@antiit.eu

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