Arriva
Marchionne e si scopre la Fiat. Non un genio della finanza, giusto uno che ne
capisce, bastava poco. Che la Fiat si poteva compare Chrysler coi soldi della
Chrysler. E che la Fiat aveva un tesoretto che non sapeva di avere. Vari
tesoretti. Per mettere in valore la
Ferrari. La Cnh. Ora Maserat e Alfa Romeo. E perfino Magneti Marelli. Per non
dire di Jeep. Tutti
miracoli, in certo senso. Chrysler in mano a Mercedes stava portando al
fallimento la Mercedes stessa. Jeep in mano a Renault era solo un peso morto.
Ma Marchionne non ha fatto nessun miracolo, ha solo messo in pratica una
conoscenza minima del mercato.
Liberati
dall’avvocato Agnelli, che tutto aveva confidato a Romiti, la famiglia
Agnelli-Exxor finalmente gongola, dopo il fallimento incombente, e incassa,
decine di miliardi di euro di sopravvenienze. Dopo trent’anni di bilanci
stentati, fatti con svednite dei gioielli, mentre il core business automomotive
andava in sfacelo. Il patrimonio netto di famiglia, nella finanziaria Exor, cresce da qualche tempo a passi da canguro grazie a Marchionne, e quest’anno farà un balzo di ben il 50 per cento.
Si
misura l’abisso tra il vecchio capitalismo Mediobanca, di cui Romiti era il
guardiano a Torino, con le Gemina, le Rcs e altri bilancini ragionieristici, e
un minimo d’intelligenza economica. Il Nuovo Modello di sviluppo, di cui
l’Avvocato si dilettava, era così semplice.
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