martedì 8 agosto 2017

Il sacro recinto dell’immigrazione, con vittime

Non ha resistito il “prete” Delrio ad azzannare il “rosso” Minniti.  Benché suo compagno di partito e di governo – compagno s’intende casuale, di banco. Il business degli immigrati non deve sfuggire ai “preti”.
Si fa forte il ministro dei Trasporti del diritto della Navigazoone, con l’obbligo di salvare i naufraghi. Ma non è scemo: sa bene che i mercant libici di africani “investono” sul codice della Navigazione, sull’obbligo del salvataggio. Un investimento lucroso, a esborso zero, al più qualche centinaio di euro per i gommoni, da cui la Libia ricava il 40 per cento del pil.
La Guardia Costiera, che sta agli ordimi di Delrio, lo sa da molti anni e non avrà mancato di dirglielo. Il ministro ha anche un ufficio stampa. Che non avrà mancato di segnalargli come l’Australia ha bloccato tre anni fa analogo investimento in schiavi asiatici. Salvando quindi in tre anni dai 1.500 ai  3.000 asiatici clandestini che venivano sacrificati ai pesci – dai 500 ai 1.000 l’anno  negli anni precedenti.
Ai “preti” non interessano i morti? Non si può dire. Nè certo sono con gli schiavisti libici. Ma guai a chi tocca le Ong: il terzo settore è il nuovo recinto sacro della chiesa cattolica, comprensivo di vittime sacrificali e tesori - le elargizioni dei fedeli e i contributi dello Stato.
I preti, quelli veri, hanno una singolare vocazione a fare. Anche bene. Ma con una distinta divaricazione: fanno bene la cosa loro, privata, male e malissimo la cosa pubblica. In Italia.In Gerrmania, per esempio, invece no. Forse perché lì si confrontano coi luterani, e qui non si controllano. Ci vorrebbe un Minniti luterano, anche solo nel senso di pasolioni, del maestro di scuola – bisogna portare pazienza.

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