sabato 5 agosto 2017

Il situazionismo che ci cambiò la vita

Nella seconda metà del Novecento un fanatsma si è aggirato per l’Europa – e gli Stati Uniti.  Un fantasma vero, presente e assente: il situazionismo. L’imsieme di teorie e precetti elaborati nei primi anni 1960, del boom che sembra inarrestabile della ricchezza, sintetizzati poi ne precetti “rivoluzionari”: non consumare, non lavorare, non integrarsi. Un movimento che si segnala per aver navigato sott’acqua, senza gruppi organizzati né manifestazion in piazza, anzi ignoto ai pù, e a molti che lo cavalcavano.
Marelli ne fa la storia. Partendo da Guy Debord, che ne fu l’anima e l’iniziator e. Una ricostruzione del movimento, e delle sue vicissitudini, seguite attraverso i personaggi più rappresentativi. Ma con una chiave riduttiva, come se la storia fosse di un fallimento. Mentre innescò un rivolgimento che definire colossale è forse poco, si apprezzi o si condanni: quello che verrà chiamao il Sessantotto.
Il fallimento come setta sì, era inevitablle, Tanto più di una setta senza santoni né organizzazione. La caratteristica diffusione ciclostata, rudimentale, dischizzi, disegni, analisi, slogan, s’incontrava a opera di barbuti nelle viuzze del Vieux Carrè a New Orleans, tra le ragazze in altalena col popò che usciva dalle finestre per invitare dentro a bere. Roba da mercatino turisco, insomma. Ma il messaggio è il Sessantotto.
Il Sessantotto è molte cose, ma è indubbiamente all’origine di una società più aperta e democratica. Più giusta anche, in quanto ha rinnovato il diritto di famiglia e di procreazione, e lo status femminile. E molto libera: le menti ne sono state liberate delle donne non solo, ma anche degli uomini. Tutte cose che si radicano nello sconosciuto situazionismo. Che si può dire una visione coerente del reale, se non un innesco del cambiamento. Di successo quindi.
Un successo tanto più enorme in quanto ottenuto senza truppe né guerre, e senza alleati né protettori, dichiarati o surrettizi. Per la sola forza delle idee.
Gianfranco Marelli, L’amara vittoria del situazionismo, Mimesis, pp. 446 € 26



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