mercoledì 30 agosto 2017

L’eterno giovane Garibaldi

190 anni il mese scorso della nascita, fra poco due secoli, e un mito sempre verde. Di patriota e repubblicano, e di eroe dei due mondi, ma sarebbe mglio dire dell’umanità. Costruttore anche, a tempo perso, fermo, realizzativo. Dumas ne ha trascritto le memorie autografe, che Garibaldi gli ha fatto consegnare a Genova, da dove era appena partito per la Sicilia la notte tra il 5 il 6 maggio 1860, dall’“ilustre storico Vecchi”, per la parte fino al 1848, all’impegno per la repubblica e l’unità dell’Italia, dapprima con Pio IX, poi con Carlo Alberto, poi contro. La parte successiva, sulle vicende della Repubblica Romana, Dumas ha rielaborato, dice, “con l’aiuto del bravo colonnello Medici”, ma anche di Vecchi, lo storico della Repubblica Romana, di Emilio Dandole,  e altri.
Le vicende del Rio Grande e La Plata prendono di più l’interessi di Garibaldi e di Dumas – dieci anni prima giù autore di un romanzo sulle vicende dell’Uruguay, “Montévideo ou la nouvelle Troie”. Dettagliate minutamente, ma illeggibili senza una cognizione minuta dei luoghi. La Repubblica Romana ha più senso politico, O forse è soltanto una tela di fondo più nota, che ne favorisce la lettura.
Per dieci anni, da quando ne aveva sedici, Garibaldi naviga il Mediteraneo propriamengte detto,  travalicando spesso nell’Egeo, il Bosforo e il Mar Nero, principalmente a Odessa. Anche su navi russe – la sua prima, a sedici anni. Luoghi dove trovava repubblicani come lui: prima e dopo il 1830: molti si eran rifugiati nell’impero ottomano, dove le carbonerie erano ugualmemte attive.. In no dei viaggi fu indottrinato nel saintsimonismo da un Émile Barrault, il cu insegnamento Garibaldi più volte evocherà: dell “uomo che, facendosi cosmpolita, adotta l’umanità come patria”. Un socialismo non scentifico ma robusto. Nei successivi quindici anni, di guerra di corsa e di guerriglia, oltre che campale, in un Sud America dove era regola ilsaccheggio, Garibaldi perderà molte battaglie, e tutte quelle politiche per dabbenaggibe, e di più ne vincerà, ma non gli si imputa un solo atto di vilenza.
Nel 1835, a 28 anni, ricercato dal regno di Sardegna per i moti dilettanteschi del 1833, s’imbarca per le Americhe. Dove farà periodicamente piccoli mesrieri, come tutti gli emkigrati, per viver e: sensale, istitutore (di matenatica), negoziante al dettaglio, eccetera. Ma sempre in veste di combattente.  Dal 1837 si battterà per la repubblica Riogradense, poi Rio Grande do Sul, secessionista dall’impero del Brasile, la repubblica di Rio de Janeiro. Per conto della quale fa la guerra di corsa, con piccoli legni. Sempre destreggiandosi, tra vittorie e sconfitte, una volta ferito quasi mortalmente, di uscirne indenne, più spesso coi suoi compagni di ventura italiani - migliori patrioti di lui, ha cura di sottolineare ogni volta. Fino al 1840, con alterne fortune, ma lui personalmete sempre da “vincitore”, di fatto o di fama, specie agli occhi del nemico, sottolinea anche in questgo caso ogni volta.
Nel 1840, sconfitta la Repubblica riogradense, passò a Montevideo. Di cui sosterrà, con la Legione Italiana, a tratti in funzione di leader, sia della marina che della fanteria, la difesa contro le mire annessioste del dittatore argentino Rosas – meritandsi la targa e il faro del Gianicolo a Roma, di cui nessuno che si avventuri per quella passeggiata sa ora più nulla. Ottimamente servito da “cinquemila negri affrancati, eccellenti soldati”. Ha conosciuto Anita e l’ha sposata con rito religioso (onora l’Altissimo, odia i preti – sarà venefrabile di un rito amssone), ne ha avuto figli, Menotti in memoria di  Ciro Menotti, se la ritrova accanto in battaglia. A gennaio 1848, quasi persagisse gli imminenti sviluppi, partì con la famiglia e alcuni patrioti italiani verso Nizza e l’Italia.
Il racconto di un mito già in vita. Giovanilistico, come si scriverebbe oggi. Con poche sorprese, però. Se non la quasi assenza di Mazzini. E dell’anticlericalismo. E il vanto ribadito, meritato, di essere “miglior nuotatore”, sin da ragazzo.

Alexandre Dumas, Garibaldi, Newton Compton, pp. 185 € 4,90

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