Capro – Per la festa del santo patrono
sull’Aspromonte si fa una lotteria su un capro: vince che indovina il suo peso.
E la lotteria di parrocchia su cui Graham Greene ha centrato “Quinta Colonna”:
indovinare il peso esatto della torta, “fatta di vere uova”.
Conan Doyle – Nell’ultima, lunga, fase
di vita e di esperienza, anche letteraria, si dedicò allo spiritismo.
Fotografando, o pretendendo di fotografare, ectoplasmi, fantasmi, ninfe. Molti
positivisti si dilettarono di spiritismo.
Capuana fotografava anche lui gli ectoplasmi.
Guerra di Foggia – Non se ne era sentito prima
dell’ecatombe di mercoledì 9. Solo “La Lettura” ne aveva scritto: tre pagine
d’autore – doppiate da due sulle mattanze messicane, per mettere in
prospettiva. Non c’è giornalismo senza cultura?
Hitler – “Che sarebbe accaduto se
il reimbarco dell’esercito britannico a Dunkerque fosse fallito e Londra avesse
accettato la pace? Un re filonazista sul trono britannico, Hitler padrone del
continente, e forse Charles Lindbergh alla Casa Bianca”. Non fa fatica Marcello
Flores a sintetizzare su “La Lettura” la distopia della fallita operazione reimbarco. La storia difficilmente prende
partito, o allora per un pelo – il Male e il Bene non stanno lontani.
Sciascia – “Sulla fotografia intelligentissime cose sono state dette da
Valéry, Savinio, Barthes e Cartier-Bresson”. Dai siciliani no, dice Sciascia
presentando una mostra di scrittori siciliani che avevano coltivato la
fotografia, “Capuana, Verga, De Roberto Fotografi”, organizzata a Palermo da
Andrea Nemiz per la Rai a maggio-giugno del 1982. Molte le meraviglie di
Sciascia con i francesi, e con Savinio – e con Nabokov. Per Capuana e Verga,
“che nascono negli stessi anni in cui nasce la fotografia”, no: “Per loro era
principalmente un «diletto» e soltanto secondariamente – ma molto secondariamente,
forse addirittura fortuitamente – un «ausilio»”. Detto di tre che coltivarono
al fotografia tutta la vita, e Capuana (un tecnico della camera oscura) e De Roberto anche
professionalmente. Né è “da credere che con piena consapevolezza l’assumessero
nel credo verista”: no, “la loro camera oscura era la memoria, quando della
Sicilia scrivevano stando a Milano, a Firenze, a Roma”. E giunge a
ridicolizzare Capiuana, che, quando Zola venne a Roma per documentarsi, progettando
il romanzo romano, e la conversazione cadde sulle donne romane, si offrì di
documentarlo con le sue foto: “Credette, l’autore di «L’assommoir», che Capuana
gli offrisse fotografie di nudi o pornografiche”. E Sciascia come lo sa? Da
Lucio D’Ambra e Ugo Ojetti, che ne hanno scritto come se fossero presenti agli
incontri di Capuana con Zola. I quali invece si frequentavano quotidianamente. Non ha letto nemmeno le
ottime ricostruzioni di Nemiz, che prefaziona. E per una volta si è lasciato sfuggire
anche “Parigi”: Alexandrine Zola, moglie dello scrittore, modella di molti fotografi
e fotografa di suo, che ricorda molto favorevolmente Capuana.
Sciascia era tanto intriso di Sicilia da demolirla a ogni tocco. Rileggendolo,
è talmente siciliano, e cultore della “sicilitudine”, da “rovesciare” la
specialità della Sicilia che vuole sempre mettere in rilievo, la diversità,
distruttiva.
Solo salva, anche in quessto scritto d’occasione per la mostra, e
anzi mette un gradino sopra “Parigi”, Pirandello. “Amico di Capuana, ammiratore
del Verga, successore del Capuana nella cattedra al Magistero di Roma, dal
Capuana fotografato, Pirandello presiede – invisibile, innominato – alle
considerazioni di Roland Barthes sulla
fotografia”… - “«La fotografia», dice Barthes, «è l’avvento di me stesso come
altro: un’astuta dissociazione della coscienza d’identità»”… Però, Barthes
pirandelliano….
Sa molto di notabilare alla rilettura, da circolo dei borghesi di paese. Sorridente ma di pochi immutabili pregiudizi: tutto ciò che vede e racconta è sempre molto “siciliano”, tipicamente, pregiudizialmente siciliano, cioè diverso. O allora francese. Come il vecchio cavaliere di paese che in gioventù era stato a Parigi e aveva dilapidato le sostanze – che non aveva – con una immaginaria sciantosa irraggiungibilmente francese: uno che aveva “vissuto” al circolo e in questa sua “Parigi”..
Sherlock Holmes – Ora è un maniaco-depressivo.
In linea coi tempi. È il segno della grandezza, ogni epoca ha il “suo” proprio
Sherlock Holmes.
letterautore@antiit.eu
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