giovedì 24 agosto 2017

Letture - 313

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Amore – “I poeti del Seicento scrivevano come se si potesse dare via per sempre il cuore. Questo non è vero secondo gli psicologi moderni, ma si può arrivare a provare il dolore e la disperazione a un grado tale da dover ritrarsi di fronte alla possibilità di ulteriori esperienze”, Graham Greeene, “Missione confidenziale”, 96.
Borges – “Non ci vuole molto sforzo per capire che i suoi personaggi sono per lo più pazzi”, è il tema di un vecchio saggio di William H. Gass, il joyciano americano autore di calembours e doppi sensi, per lo più sessuali, che la “New York Review of Books” ripropone. “Questa è, per molti aspetti, una conclusione confortante”, conclude.
Gass ne rifà la  biografia. A cominciare dalla fanciullezza, che lui pensò sempre di aver vissuto “in un sobborgo di Buenos Aires, una periferia di strade avventurose e visibili tramonti, mentre quello che era certa era che veniva allevato in un giardino, dietro cancelli e solide inferriate, e in una illimitata biblioteca di libri inglesi”.  

Céline – L’ultimo scrittore che amava le donne, ne dipendeva, si vede anche dalla numerosa corrispondenza con tante donne, e ne è stato vittima. Le mogli Edith e Elizabeth (la dedicataria del “Viaggio”…) ne distrussero la corrispondenza e ogni oggetto che lo ricordasse, foto, regali. La prima ne ha cancellato anche la memoria. La seconda lo ha recuperato in vecchiaia con un paio di interlocutori, ma forse per soldi, per beneficiare della fama. La terza – o quarta – moglie, Lucette, tuttora vivente, di 105 anni, ne perpetua il culto, ma la relazione fu forte soprattutto di disgrazie (fuga, prigione, isolamento) e di vecchiaia.
Il nuovo marito ebreo per il quale Elizabeth abbandonò l’innamoratissimo Céline, che tentò per un paio d’anni di riconquistarla, conterà pure qualcosa per la deriva antisemita successiva – più che i concorrenti sleali alla Società delle Nazioni, le famose massonerie (su cui peraltro è stato cattivissimo Albert Cohen ).

Cultura – “I brut digitali stanno vincendo”, decreta Severgnini in apertura di “7”. Alla pagina seguente Lilli Gruber è invece fiduciosa: “Non ho nostalgia della Terza Pagina. La cultura è ovunque”. Anche nella spazzatura, certo. Nella mafia, nel nazismo. Che cultura?

Gandhi – Arundhati Roy lo vuole un nazionalista hindù, parlandone con Luca Mastrantonio sul “Corriere della sera”. Non un uomo di pace. E un nazionalista “spaventosamente reazionario”: patrocinava il sistema delle caste – che del resto è la realtà dell’India, la più grande democrazia del mondo non si è mai proposta di debellarlo.
Per l’occasione si ricorda allora che, vivendo in Sud Africa, Gandhi si classificava bianco per viaggiare sui treni negli scompartimenti riservati ai bianchi.
In effetti è una guerriero della pace: della non violenza ha fatto l’arma decisiva per l’indipendenza dal dominio britannico.

Gobetti – Di “Ada Gobetti «la resistente»” – “Il Sole 24 Ore” – la prima biografia è di un’americana, Jomarie Alano. Ancora suppliscono gli Usa – un tempo la memoria italiana era coltivata da tedeschi, inglesi e francesi. In Italia non si studia? O allora che cosa?

1967 – “Il ’68 cominciò nel ‘67” è un bon mot  di Wallce Stevens o altro poeta di cui s’è persa la memoria. Ma non è solo un gioco di parole. Il ’67 è la Summer of Love, tra Essaouira e la California. I figli dei fiori a San Francisco, Timothy Leary e l’Lsd. I Beatles e St.Pepper,  Monterrey a sud di San Francisco: tre giorni di musica nuova, Hendrix, Janis Joplin, Ravi Shankar,  Art and Garfunkel. Abbie Hoffman e Jerry Rubin attaccano Wall Street indondandola di dollari falsi, alla testa del movimento Youth International Party, che avvia il movimento Yippie. Muore il “Che” e nasce il mito.
Si susseguono le celebrazioni dei cinquant’anni.Non senza fondamento. Una notte di febbraio del 1967 è stata vista dalla Terra l’esplosione di una stella avvenuta 174 milioni di anni prima - esisteva l’uomo, in embrione? L’8 maggio 1967 è arrivata una nuova galassia, milioni di stelle. Ma a Haight Ashbury si faceva nel 1967 un giro turistico, si chiamava Hippie Hop, e lo offriva la Gray Line, per pochi dollari.
Ma non c’è solo il ’67, si va a scalare. Il ‘68 è il ‘67, l’estate hippie, e il ‘66, la rivolta di Berkeley, o il ‘65, i provo, la minigonna e i capelloni. E poi sarà il ’69, l’autunno caldo.

1968 - La primavera del ’68 era in realtà la primavera di Praga, chiusa dopo Ferragosto dai carri armati sovietici. È il fatto che caratterizza più il ’68, più delle rivolte e manifestazioni studentesche, che si è obliterato per opportunità politica - per non “dividere la sinistra”. 
Il Sessantotto fu un movimento di libertà, corale, in buona misura anche universale.

Poesia – Ci perde o ci guadagna sul web?.“L’Espersso” ne tratta diffusamente, optando per lo svilimento. Ma sul web la poesia non è peggio, se non è meglio, di quella editata, e si suppone quindi meditata. Assicura in più una audience. Che per la poesia, nel tempo della velocità, non è da poco.


Saggezza – “Quanto incomprensibile, abissale, dolorosa e allegra è la vita” è saggezza di Clara Sánchez – su cui “Corriere della sera” e “Oggi” hanno unito le forze per mandare l’opera omnia in edicola.

letterautore@antiit.eu

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