lunedì 21 agosto 2017

L’Inghilterra delle spie

C’è  l’Inghilterra che avevamo dimenticato: un’isola, aggredita da “sporchi continentali”,  “clandestini” – “vi infilate in casa nostra come vermi”. Non è il solo anticipo, o insight  d’autore . L’eroe – come di consueto in G. Greene - è il progenitore di Smiley e di tutte le spie coi calzini bucati della guerra fredda made in England. Il protagonista D. - non ha nemmeno nome - così si spiega: “Uno degli effetti del pericolo, dopo un certo tempo, è di uccidere le emozioni. … Nessuno di noi può più odiare….e neppure amare”. Mentre la compagna adibita al suo controllo, agente a Londra, in missione speciale, di una Potenza orientale dove non c’è da mangiare e nemmeno da scaldarsi e si fanno le file, ha “un viso raggrinzito” – il mal di fegato era diffuso tra i compagni, ora si può dire. C’è già la scuola di lingue, poi un classico dello spionaggio. E a un certo punto la Storia, in entrambi i sensi, del romanzo e dell’avvenire, sta “nelle calze di una bambina sfruttata”, la sguattera dell’albergo a ore.
C’è anche la “tecnica”. L’amante viene buttata tra le braccia della spia – per spiarlo – “solo nei melodrammi”, roba per ricchi snob, D. non se la permette. E c'è l'ebreo di maniera, quale ricorreva anteguerra - il romanzo è del 1939, Greene non lo ha modificato. 
Uno sberleffo alla spy-story, genere inglese - e all’Inghilterra quale è? Un “divertimento” - Greene classificava le sue narrazioni in romanzi e divertimenti – nato come “parodia del romanzo di spionaggio”. Che compiutamente staglia però la sua tipica figura di umile disadattato, indifeso, tanto più per questo vicino a Dio e alla grazia – benché professamente laico in questo caso.
Graham Greene, Missione confidenziale

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