Cananzi monta in video le
immagini della memoria del medico poeta morto suicida nel 1961, nella casa di
Melicuccà presso Palmi, dove era nato e cresciuto e dove tornò per morire, in
solitudine. Alternandole a immagini dei luoghi - a colorature dei luoghi, qualki vogliono essere le immagini idilliche - in sintonia
con versi di Calogerro che trascrive.
Un uomo difficile per una
poesia difficile, è stato detto. Ma più giusto è dire un uomo che pur imprenditivo,
medico, cultore di tutti i possibili canali
letterari che in qualche modo riusciva a penetrare, non un asociale, anzi, finito
nell’isolamento e l’indigenza spirituale in vita – il video evidenzia le tante sue
citazioni da ultimo da Pavese. Pubblicato dopo morto e riconosciuto grande
poeta (“con la sua poesia ci ha diminuiti tutti”, ebbe a dire Ungaretti), e tornato nell’oblio
perché l’epoca preferisce semplificare. E Calogero non si presta.
Una sua sistemazione
critica attende ancora l’autore. S i è detto che è un’epitome dell’ermetismo,
la derivazione mallarmeana che dominava la Toscana e Firenze negli anni 1930, delle raccolte che in vita ha infine pubblicato
in proprio, e dei due volumi di suoi componimenti, sui tre programmati postumi, che l’editore Lerici fece in tempo a pubblicare negli anni 1960, prima di chiudere bottega, nella collana Poeti Europei. Nell’ermetismo lo inquadra Luigi Tassoni, nella piccola antologia che ancora lo fa leggere. Ma forse è di più: un poeta innamorato
della parola.
Rosario Cananzi, Lorenzo Calogero
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