lunedì 21 agosto 2017

Non possiamo dirci islamici

Perché non prendere atto che l’islam è una religione militante? Oggi, non nel Quattro o Cinquecento, quando militava l’Inquisizione cristiana. Che gli attentatori di Parigi, Barcellone etc., non sono islamici fanatizzati, da digiuni e preghiere, ma ragazzi di periferia, che vogliono solo dire “Waffa Europa”, e lo fanno con l’islam. Che ogni loro atto suscita entusiasmo, per quanto camuffato,  orgoglio, e non pietà, tanto meno vergogna, in tutto il mondo islamico, anche europeo. Che l’islam è religione di stato, dalla Turchia alla Malesia e all’Indonesia, oltre che nei paesi arabi e in mezza Africa. Che l’islam subsahariano e asiatico, nello stesso Pakistan e in Malesia, è stato comprato, in modi perfino grossolani, dai campi da polo ai marmi e le cristallerie delle moschjee, oltre che con un numero incalcolabile, diecimila? ventimila?, madrasse, scuole di Corano in arabo, in chiave nazionalista, revanscista, antioccidentale?
C’è la libertà di culto, di cui l’Europa non vuole privarsi. Ma non a costo di cancellarsi. Il controllo dei centri di spesa islamici, compresi i mullah, spesso rozzi uomini di mano, è necessario. Le famiglie devono essere tenute corresponsabili delle azioni dei figli, che mai denunciano: di nessuno dei ventenni terroristi è stato mai denunciato l’allontanamento, la deviazione. La correità familiare sa di Sippenhaft, l’istituto penale teutonico di cui l’ultima applicazione fu nazista, contro i congiurati del 1944, ma bisogna rompere in qualche modo l’omertà totale e tranquilla. Si pratica, con larghezza, contro le famiglie estese dei amfios, anche presu
La dissimulazione è una virtù nell’islam combattente, cioè nell’islam, e bisogna difendersene. Bisogna che gli immigrati sappiano che non si può andare a vivere in un paese per distruggerlo. Le comunità islamiche, e gli islamici in Italia, specie i clandestini e i criminali, sono prontissimi ad avvalersi delle leggi italiane, ma non hanno mai dato un contributo alla legge e alla giustizia. Sono comunità religiose? No, sono politiche.  

La convivenza è necessaria e noi ce ne facciamo un merito. Ma l’islam non la contempla. E noi del resto non vogliamo nulla dell’islam. Né il diritto di famiglia. Né quello fiscale (la decima – zaqat – ai religiosi). Né gli usi, eccetto forse i dolci e le spezie. Un mondo che non ha diritti civili e di libertà. Checché ne pensino le donne islamiche.

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