Sabino Cassese sente il bisogno di
scendere in campo con un’intervista pubblica in difesa della scalata di Vivendi
su Tim-Telecom. Del monopolista francese difende tutto, piega per piega, come
un qualsiasi avvocato d’affari, di parte.
Cassese è un ex presidente della
Corte Costituzionale e in tale veste era stato investito dal governo di un
parere sulla possibilità di una difesa nazionale della rete telefonica.
Pezzo forte dell’apologetica di
Cassese, su cui ritorna spesso, da statista, è il vincolo mondiale (World Trade
Organization), europeo, liberale, al libero corso degli affari. “Forse che lo
stato del Wisconsin”, è l’argomento forte, può opporsi all’acquisto di una sua
azienda da parte di un’azienda del
Wyoming?”, o è viceversa?, “Non ci pensa nemmeno”. Perché, Tim è nel Wisconsin
- o nel Wyoming?
Possibile che un giudice di tale
importanza non legga i giornali? Non sappia che il governo francese ha appena disdetto
l’acquisto da parte di Fincantieri di una società francese? Senza nessun motivo,
Una società che lo stesso governo francese aveva già ceduto ai coreani. I quali
si sono affrettati a disfarsene. Perché tanta autorevolezza accordata a giudici
come questi?
Si vara in tromba le legge liberalizzazione. Fatta,
di fatto, per liberalizzare le utenze luce e gas finora tutelate. A un costo
che aumenta da due a quattro volte. Il mercato non doveva servir e a tutelare i
soggetti deboli, con tariffe eque – il mercato si vuole equo?
Come non pensare che la Var, o il
Var, non avrebbe liberato la competituvità tra gli arbitri? Dopo i tre o
quattro anni inutili degli arbitri dì area e di porta, che mai hanno dato un contributo all’arbitro in campo. Così sabato
Orsato, al Var o alla Var, si è ben guardato di dire a Irrati, che gli chiedeva
“cosa faccio?”, che c’era un rigore per la Roma. Gli arbitri non fanno squadra,
ognuno lavora per sé, contro gli altri.
“Tedeschi a parole italiani nei
fatti”, trova Malagutti con “L’Espresso”. Tra “il salvataggio pubblico delle
banche” e “il cartello tra i big dell’auto”. La scoperta della Germania è
affascinante. E dire che sta dietro le Alpi, e anzi spesso nella stesa Italia.
E Malagutti non ha scoperto le magagne della chimica, dell’immobiliare, delle
(piccole) mafie.
A Palermo il rettore dell’università,
Micari, si candida con Orlando e il Pd per la presidenza della Regione Sicilia.
Ma lascerà il rettorato solo se vince l’elezione. Ma il Pd non lo candida per
vincerla, questa elezione?
Curiosa la beatificazione di
Angela Merkel sullo stesso settimanale, che in diciotto pagine e con otto
autori, tra essi Denise Pardo, solitamente fine analista politica, non trova
una riga per ricordare che ha creato e voluto la crisi greca. E con essa , non
stava scritto negli astri, quella italiana. Da cui l’Italia esce probabilmente
rotta per sempre.
Angela Merkel non si è esposta
personalmente contro l’Italia. Contro la Grecia lo ha fatto, contro l’Italia si
limitava a sorridere. Ma parlavano contro ogni pochi giorni il suo presidente
della Bundesbank, un giovanottone senza altro tiolo che l’esser stato al suo servizio,
nella sua segreteria, e il suo ministro delle Finanze Schaüble. Un tiro al
piccione senza precedenti delle massime autorità monetarie di un paese contro
un altro. Roba da guerra.
Ora la Germania è tutta sorrisi,
poiché teme Macron. Ma il danno è fatto, l’Italia non sarà più quella di prima
– per ricostituire investimenti e produttività, e riassorbire la disoccupazione
ci vorranno decenni, nella miglior delle ipotesi.
Merkel sembra una Mercedes che
non soffre Ferrari alle costole. Col sorriso, certo, non c’è bisogno di
digrignare i denti: l’artiglio è forte. Come pensare e dire che una cancelliera
per quattro mandati è un angelo?
I “clandestini” di piazza
Indipendenza a Roma pagavano fino a 10 euro a notte per dormire nello stabile
occupato. A chi? Possibile che i parroci del quartiere, o i Carabinieri, non sappiano
e non vedano nulla? Si parla sempre di mafie, ma nel senso di “me ne lavo le
mani”?
Due anni fa il “Corriere della
sera” aveva accreditato un video dei Carabinieri su un “inchino” mafioso alla
processione di San Procopio, un borgo in provincia di Reggio Calabria. Edoardo
Lamberti Sorrentino, medico e esponente di spicco del Pd reggino, assessore ala
Legalità, aveva sfidato il corrispondente del giornale a provare che l’inchino mafioso
c’era stato. Per questo è andato a processo per calunni a e concorso esterno in
associazione mafiosa. Assolto ora perché il fato non sussiste. Il “Corriere
della sera” non ne ha dato notizia, neanche una breve.
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