martedì 29 agosto 2017

Ombre - 380

Sabino Cassese sente il bisogno di scendere in campo con un’intervista pubblica in difesa della scalata di Vivendi su Tim-Telecom. Del monopolista francese difende tutto, piega per piega, come un qualsiasi avvocato d’affari, di parte.
Cassese è un ex presidente della Corte Costituzionale e in tale veste era stato investito dal governo di un parere sulla possibilità di una difesa nazionale della rete telefonica.

Pezzo forte dell’apologetica di Cassese, su cui ritorna spesso, da statista, è il vincolo mondiale (World Trade Organization), europeo, liberale, al libero corso degli affari. “Forse che lo stato del Wisconsin”, è l’argomento forte, può opporsi all’acquisto di una sua azienda da parte di un’azienda  del Wyoming?”, o è viceversa?, “Non ci pensa nemmeno”. Perché, Tim è nel Wisconsin -  o nel Wyoming?

Possibile che un giudice di tale importanza non legga i giornali? Non sappia che il governo francese ha appena disdetto l’acquisto da parte di Fincantieri di una società francese? Senza nessun motivo, Una società che lo stesso governo francese aveva già ceduto ai coreani. I quali si sono affrettati a disfarsene. Perché tanta autorevolezza accordata a giudici come questi?
Si  vara in tromba le legge liberalizzazione. Fatta, di fatto, per liberalizzare le utenze luce e gas finora tutelate. A un costo che aumenta da due a quattro volte. Il mercato non doveva servir e a tutelare i soggetti deboli, con tariffe eque – il mercato si vuole equo?

Come non pensare che la Var, o il Var, non avrebbe liberato la competituvità tra gli arbitri? Dopo i tre o quattro anni inutili degli arbitri dì area e di porta, che mai hanno dato un contributo all’arbitro in campo. Così sabato Orsato, al Var o alla Var, si è ben guardato di dire a Irrati, che gli chiedeva “cosa faccio?”, che c’era un rigore per la Roma. Gli arbitri non fanno squadra, ognuno lavora per sé, contro gli altri.

“Tedeschi a parole italiani nei fatti”, trova Malagutti con “L’Espresso”. Tra “il salvataggio pubblico delle banche” e “il cartello tra i big dell’auto”. La scoperta della Germania è affascinante. E dire che sta dietro le Alpi, e anzi spesso nella stesa Italia. E Malagutti non ha scoperto le magagne della chimica, dell’immobiliare, delle (piccole) mafie.

A Palermo il rettore dell’università, Micari, si candida con Orlando e il Pd per la presidenza della Regione Sicilia. Ma lascerà il rettorato solo se vince l’elezione. Ma il Pd non lo candida per vincerla, questa elezione? 

Curiosa la beatificazione di Angela Merkel sullo stesso settimanale, che in diciotto pagine e con otto autori, tra essi Denise Pardo, solitamente fine analista politica, non trova una riga per ricordare che ha creato e voluto la crisi greca. E con essa , non stava scritto negli astri, quella italiana. Da cui l’Italia esce probabilmente rotta per sempre.

Angela Merkel non si è esposta personalmente contro l’Italia. Contro la Grecia lo ha fatto, contro l’Italia si limitava a sorridere. Ma parlavano contro ogni pochi giorni il suo presidente della Bundesbank, un giovanottone senza altro tiolo che l’esser stato al suo servizio, nella sua segreteria, e il suo ministro delle Finanze Schaüble. Un tiro al piccione senza precedenti delle massime autorità monetarie di un paese contro un altro. Roba da guerra.

Ora la Germania è tutta sorrisi, poiché teme Macron. Ma il danno è fatto, l’Italia non sarà più quella di prima – per ricostituire investimenti e produttività, e riassorbire la disoccupazione ci vorranno decenni, nella miglior delle ipotesi.
Merkel sembra una Mercedes che non soffre Ferrari alle costole. Col sorriso, certo, non c’è bisogno di digrignare i denti: l’artiglio è forte. Come pensare e dire che una cancelliera per quattro mandati è un angelo?   

I “clandestini” di piazza Indipendenza a Roma pagavano fino a 10 euro a notte per dormire nello stabile occupato. A chi? Possibile che i parroci del quartiere, o i Carabinieri, non sappiano e non vedano nulla? Si parla sempre di mafie, ma nel senso di “me ne lavo le mani”?

Due anni fa il “Corriere della sera” aveva accreditato un video dei Carabinieri su un “inchino” mafioso alla processione di San Procopio, un borgo in provincia di Reggio Calabria. Edoardo Lamberti Sorrentino, medico e esponente di spicco del Pd reggino, assessore ala Legalità, aveva sfidato il corrispondente del giornale a provare che l’inchino mafioso c’era stato. Per questo è andato a processo per calunni a e concorso esterno in associazione mafiosa. Assolto ora perché il fato non sussiste. Il “Corriere della sera” non ne ha dato notizia, neanche una breve.


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