mercoledì 23 agosto 2017

Ritorno al nonsense

Si ripubblica, con un saggio di Paolo Mauri, la fraccolta delle rime di Scialoja. Di un artista – pittore prima che poeta, anzi poeta a tempo perso, per divertimento e per i nipoti – che non si voleva prendere sul serio, e di questo faceva divisa, Artista del gioco, anche nella grafica e nella pittura, esplora sulla carta tutte le possibilità del linguaggio, Una sorta di esemplificazione – possibile – dei giochi di parole cui pensava Wittgenstein come il proprio del linguaggio.
Si chiamano filastrocche, per lo più, di rime e cadenze dal ritmo facile. E sempre di sorprese: una sorta di limerick italiano si può dire che Scialoja ha inventato, anche se fuori dalla metrica dell’originale. Il titolo è suo, e vuole dire proprio questo: riacquistare i sensi delle parole avendo smarrito quello proprio – classificato, definito .
L’edizione originale è del 1989. Mette assieme i sei libri di rimette pubblicati da Scialoja a partire dal 1971, quando aveva quasi sessant’anni, fino al 1985. Con testi scritti dal 1961 al 1980. Nelle edizioni originali le poesiole si accompagnanvano alle ilustrazioni dell’autore.
Toti Scialoja, Versi del senso perso, Einaudi, pp. XX-290 € 13

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