Amicizia amorosa – Ricorre nella
letteratura di svago francese di Fine Secolo (Ottocento) come amore non dichiarato,
o ammirativo, comunque non “consumato”, cioè slegato dal sesso. Ma è l’amicizia
profonda. Monosessuale prevalentemente, ma anche eterosessuale. Di cui già in Omero,
e poi nella lirica classica, greca e romana. E spiega la grande quantità di persone,
di entrambi i sessi, che vivono una vita affettivamene compiuta senza mai una relazione
individuale, esclusiva e con risvolti sessuali. Che non hanno voce né rappresentazione,
teatrale, narrativa, filmica, da almeno un secolo e mezzo, da quando ogni rapporto
amoroso dev’essere anzitutto di carattere sessuale - e addirittura, specie
nella letteratura omosessuale, poetica e narrativa, si esaurisce nel sesso. Ma
potrebbero essere maggioranza (calcolabile, con le statistiche dei celibi e le
nubili). Amicizie di cui il cuore ha bisogno come nutrimento, pena la solitudine
e lo scoraggiamento – la depressione. Di un’anima, più che di un corpo, in sintonia.
Questo
non esclude l’amore romantico, e anche esaustivo. Che però non esaurisce il
bisogno primario – di amicizia anche nel rapporto esclusivo.
Amore – C’è anche, c’era,
quello “consumato” – o “non consumato” – che è un controsenso. Ma deriva dal
legame dell’amore col rapporto sessuale, dal suo esaurimento nel sesso. Nel
permissivismo la “consumazione” non ha più senso, ma sì nel profondo, il rapporto
amoroso essendo di natura prettamente sessuale – cessata la foja cessato l’ amore.
Come tale vissuto, poetato, legiferato, per prima dalla chiesa, e curato dalla psicoanalisi.
Benché riconosciuto come pestifero. Bataille lo dice crudo, partendo
dall’ovvio: “Nessun dubbio che l’atto sessuale è brutto, l’essenza
dell’erotismo è la sozzura”. E dall’ineluttabile amore morte deriva il coito
assassino”: dell’altro nella pornografia, di sé e dell’altro nell’erotismo, che
sarebbe l’amore. È l’amore, questo amore, un business, come la pornografia?
Quello
sessuale è vissuto in copia, immagine d’immagini: il desiderio è visivo. È il
pensare di Bruno, “speculare con le immagini”. Kafka ama Felice in fotografia.
Joyce lo eccitava l’idea che sua moglie se la facesse qualcun altro, seppure in
foto, ci ha scritto su il romanzo. Bataille veniva all’idea che al suo posto ci
fosse un altro – finché la moglie, la briosa Sylvia Maklès, attrice, sedicenne,
non lo prese sul serio, e a nome suo s’è messa con Lacan.
Avidità – È il motore,
così sembra, dell’economia libera di mercato. Ma ha limiti: presto si trasforma
in semplice enumerazione, alla Paperone. O allora in sfida, con un robusto registro
di disprezzo, verso il mercato stesso, verso l’umanità, da cortocircuito..
Dio – “A volte penso
che siamo soli nell’universo, e a volte penso di no. In entrambi i casi, l’idea
è assolutamente sbalorditiva”, Arthur C. Clark
Morte – Sembra, ma non
ha nulla di ragionevole. Come la vita, del resto.
Le
religioni ne esorcizzano il mistero, la ragione non sa che farne.
Mondo – È misterioso perché
è incerto esso stesso. Se avesse un lieto fine – una logica – l’avremmo già
scoperto. O comunque non dispereremmo: faremmo ipotesi. Oggi le facciamo, ma
senza crederci.
Santo – Ha la ricetta
della felicità? Sì, se è la rinuncia alla felicità stessa – magari in nome di
una futura. È un felicione per saper dall’inizio che non può esserlo.
È
un realista – non nel senso filosofico, realista della Realpolitik: uno cosciente dei suoi e nostri limiti. Che sconta di
non poter venire a capo del mondo.
Stizza – Vocabolo e
passione desueti. Mentre è di pratica costante. Il marchio della contemporaneità.
Tutto si comprenderebbe, la politica, i social, la letteratura, finanche
l’economia, non molta, ma una buona parte sì, con la stizza. Redattori e autori
stizziti, per il mancato riconoscimento delle loro qualità, che sommergono il
mercato della lettura di nefandezze. E quanto non incide sulle nefandezze dei
mercati finanziari un moto di ribellione più che l’avidità? Per esempio tra i
venditori porta a porta di mutui e altri titoli sub-prime, spazzatura – tutta gente
scoglionata di suo, poiché la banca li tratta da sub-impiegati di subordine?
La
stessa politica si rigenererebbe dall’attuale cattiva fama se insinuasse la
stizza. Si prospettasse come lezione data agli elettori, frivoli, pretenziosi.
Ciò salverebbe, tra parentesi, la politica stessa e la democrazia, che in fin
dei conti si sostanzia del voto.
Storia – L’angelo della
storia di Klee e Benjamin è rivolto al paradiso terrestre da cui è cacciato,
cioè al passato – anche se sospinto, come portato dal vento, verso il futuro
cui volta le spalle. Potrebbe essere lo storico di Schiller, che fu anche professore
di storia: “Lo storico è un
profeta che guarda all’indietro”. Ma più evoca i dannati di Dante, al canto XX
dell’“Inferno”, degli indovini e i maghi, condannati a procedere con la testa
rivolta sulla schiena. Del profeta, cioè, anche semplicemente dell’interprete,
non di cose future ma fossilizzato a rimestare il passato, come di prefica.
zeulig@antiit.eu
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