mercoledì 30 agosto 2017

Secondi pensieri - 317

zeulig

Amicizia amorosa – Ricorre nella letteratura di svago francese di Fine Secolo (Ottocento) come amore non dichiarato, o ammirativo, comunque non “consumato”, cioè slegato dal sesso. Ma è l’amicizia profonda. Monosessuale prevalentemente, ma anche eterosessuale. Di cui già in Omero, e poi nella lirica classica, greca e romana. E spiega la grande quantità di persone, di entrambi i sessi, che vivono una vita affettivamene compiuta senza mai una relazione individuale, esclusiva e con risvolti sessuali. Che non hanno voce né rappresentazione, teatrale, narrativa, filmica, da almeno un secolo e mezzo, da quando ogni rapporto amoroso dev’essere anzitutto di carattere sessuale - e addirittura, specie nella letteratura omosessuale, poetica e narrativa, si esaurisce nel sesso. Ma potrebbero essere maggioranza (calcolabile, con le statistiche dei celibi e le nubili). Amicizie di cui il cuore ha bisogno come nutrimento, pena la solitudine e lo scoraggiamento – la depressione. Di un’anima, più che di un corpo, in sintonia.
Questo non esclude l’amore romantico, e anche esaustivo. Che però non esaurisce il bisogno primario – di amicizia anche nel rapporto esclusivo.  

Amore – C’è anche, c’era, quello “consumato” – o “non consumato” – che è un controsenso. Ma deriva dal legame dell’amore col rapporto sessuale, dal suo esaurimento nel sesso. Nel permissivismo la “consumazione” non ha più senso, ma sì nel profondo, il rapporto amoroso essendo di natura prettamente sessuale – cessata la foja cessato l’ amore. Come tale vissuto, poetato, legiferato, per prima dalla chiesa, e curato dalla psicoanalisi. Benché riconosciuto come pestifero. Bataille lo dice crudo, partendo dall’ovvio: “Nessun dubbio che l’atto sessuale è brutto, l’essenza dell’erotismo è la sozzura”. E dall’ineluttabile amore morte deriva il coito assassino”: dell’altro nella pornografia, di sé e dell’altro nell’erotismo, che sarebbe l’amore. È l’amore, questo amore, un business, come la pornografia?

Quello sessuale è vissuto in copia, immagine d’immagini: il desiderio è visivo. È il pensare di Bruno, “speculare con le immagini”. Kafka ama Felice in fotografia. Joyce lo eccitava l’idea che sua moglie se la facesse qualcun altro, seppure in foto, ci ha scritto su il romanzo. Bataille veniva all’idea che al suo posto ci fosse un altro – finché la moglie, la briosa Sylvia Maklès, attrice, sedicenne, non lo prese sul serio, e a nome suo s’è messa con Lacan.

Avidità – È il motore, così sembra, dell’economia libera di mercato. Ma ha limiti: presto si trasforma in semplice enumerazione, alla Paperone. O allora in sfida, con un robusto registro di disprezzo, verso il mercato stesso, verso l’umanità, da cortocircuito..

Dio – “A volte penso che siamo soli nell’universo, e a volte penso di no. In entrambi i casi, l’idea è assolutamente sbalorditiva”, Arthur C. Clark

Morte – Sembra, ma non ha nulla di ragionevole. Come la vita, del resto.
Le religioni ne esorcizzano il mistero, la ragione non sa che farne.

Mondo – È misterioso perché è incerto esso stesso. Se avesse un lieto fine – una logica – l’avremmo già scoperto. O comunque non dispereremmo: faremmo ipotesi. Oggi le facciamo, ma senza crederci.

Santo – Ha la ricetta della felicità? Sì, se è la rinuncia alla felicità stessa – magari in nome di una futura. È un felicione per saper dall’inizio che non può esserlo.

È un realista – non nel senso filosofico, realista della Realpolitik: uno cosciente dei suoi e nostri limiti. Che sconta di non poter venire a capo del mondo.

Stizza – Vocabolo e passione desueti. Mentre è di pratica costante. Il marchio della contemporaneità. Tutto si comprenderebbe, la politica, i social, la letteratura, finanche l’economia, non molta, ma una buona parte sì, con la stizza. Redattori e autori stizziti, per il mancato riconoscimento delle loro qualità, che sommergono il mercato della lettura di nefandezze. E quanto non incide sulle nefandezze dei mercati finanziari un moto di ribellione più che l’avidità? Per esempio tra i venditori porta a porta di mutui e altri titoli sub-prime, spazzatura – tutta gente scoglionata di suo, poiché la banca li tratta da sub-impiegati di subordine?
La stessa politica si rigenererebbe dall’attuale cattiva fama se insinuasse la stizza. Si prospettasse come lezione data agli elettori, frivoli, pretenziosi. Ciò salverebbe, tra parentesi, la politica stessa e la democrazia, che in fin dei conti si sostanzia del voto.

Storia – L’angelo della storia di Klee e Benjamin è rivolto al paradiso terrestre da cui è cacciato, cioè al passato – anche se sospinto, come portato dal vento, verso il futuro cui volta le spalle. Potrebbe essere lo storico di Schiller, che fu anche professore di storia: “Lo storico è un profeta che guarda all’indietro”. Ma più evoca i dannati di Dante, al canto XX dell’“Inferno”, degli indovini e i maghi, condannati a procedere con la testa rivolta sulla schiena. Del profeta, cioè, anche semplicemente dell’interprete, non di cose future ma fossilizzato a rimestare il passato, come di prefica.

Suicidio - Mishima s’è ucciso nel quartier generale della Seconda Armata a Tokio. Avendo disposto il suo evisceramento rituale nei dettagli, con le foto ricordo. Una lo mostra, lui esile e senza mento, da sotto in su con pettorali e mascella ritoccati. Invidiabile questo volere se stessi, anche nella morte: è un perché da non ignorare dei suicidi.

zeulig@antiit.eu

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