Non
sappiamo nulla della Catalogna, della Spagna, di chi è in campo e cose vuole.
Di cosa può succedere dopodomani: forse niente forse una tragedia. Angela
Merkel ha perso le elezioni, disastrosamente, e noi sappiamo che le ha vinte.
Del partito che le ha vinte, Afd, si dice che è nazista, mentre non lo è. Il
governo costringe Fincantieri a prendersi i cantieri francesi a mezzadria, dopo
che li ha pagati per intero, con danno patrimoniale presente e futuro – non si
gestisce un’azienda a mezzadria, col potere politico poi. E restiamo sempre in
attesa di sapere chi è Trump – questo, per la verità, non lo sanno neanche i
media americani, o non lo dicono: Trump è solo l’Odiato Nemico, come in Italia
fu Berlusconi (ma anche lui per vent’anni?)
Inutile
andare per versanti più sottili. La
partita a tre in Corea del Nord, tra Usa, Cina e Giappone. Anzi a
quattro, c’è anche la Corea del Sud. O l’assestamento in Siria. O quello in
Libia, che c’è già stato, ma i nostri giornali hanno scoperto il mestatore
Haftar, un Capitan Fracassa, generale senza truppe, che è buono perché lo
sostiene la Francia.
C’è
un strana afasia nell’informazone sui fatti internazionali che più ci
riguardano. Merkel ha perso il 20 per cento dei suoi elettori, per una politica
di basse e bassissime retribuzioni che dopo dieci anni è diventata
insopportabile. Ed è sotto accusa da entrambi i suoi partiti: la Cdu ha perso
73 seggi, la Csu (la Dc bavarese) 11. Per continuare a governare avrebbe ora bisogno
di due partiti tra loro antitetici, i Verdi e i Liberali, destra dura. Ma di
questo non si dice nulla.
Sui
cantieri francesi, dopo aver minacciato fuoco e fiamme contro
l’arroganza di Macron, e dopo aver comprato la maggioranza dei cantienti navali
fracesi, peraltro a un’asta fallimentare, Fincantieri si accontenta del 50 per
cento, obbligata dal governo. Gentiloni contento, Calenda contento, Padoan
pure. I tre sono peraltro impegnati a vedese se e come la francese Vivendi
controlla Tim. Dopo che ha nominato il consiglio d’amministrazione, ha cacciato
l’amministratore delegato, e ne ha nominato uno nuovo. Che è nato “imparato”:
ha deciso il futuro del gruppo prima ancora di entrarci dentro. Ma facciamo
finta di no.
Sarebbe anche materia intrigante. Chi è
Macron e chi sono questi ministri, che interessi hanno in comune? Sembrano personaggi dei pupi, ma
nessuno ce lo dice.
È omertà? È superficialità? È ignoranza? La politica
estera non è mai stato il forte dei nostri giornali. Ma c’era sempre qualcuno
che se ne intendeva. Adesso se ne è perso anche l’aroma
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