venerdì 8 settembre 2017

I cuoricini raccontano

Il segno è rimasto uguale, semplice – “infantile”. E anche il sorriso. Di quando era il ragazzo dell’Ufficio grafico originario di “la Repubblica” – forse il nucleo storico più denso del quotidiano di Scalfari, che però non si celebra: cosituito da Franco Bevilacqua, con Giorgio Forattini principe effervescente, e Massimo Bucchi satiro solitario – satiro da satirico. Da alcuni anni inventa ogni settimana un cuoricino nuovo per la posta del cuore del “Venerdì di Repubblica”, e in  questa mostra ne riunisce una lunga serie.
Una serie stimolata da Queneau, dai suoi “Esercizi di Stile” – raccontare in 99 modi diversi un viaggio in autobus a Parigi. Mojmir è un finto ingenuo, ma non per finta: e questo – volendo insistere col riferimento a Queneau – fa la differenza: sono cuori, I suoi, cuoricini, effettivamente narrativi e non esercizi di bravura.
I cuori Ježek espone qui affiancati – l’amiìbizione di “fare l’artista” non lo ha abbadonato – con alcuni Artworks. Di materiali poco mobile, cartone, gommapiuma, acrilico, ma tutti argutamente correlati alle parti che la figurazione del cuore vuole, inguini, natiche. 
Mojmir Ježek, Batticuori, Palazzo delle Esposizioni, Roma

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