Anzianità – L’aspettativa
di vita va con la dieta, come si sa. Ma perché non anche con la propensione al
risparmio? Della dieta si sa, quella a base di pesce e di ortofrutta, le
cosiddette dieta giapponese e quella mediterranea, facilitano la lunga vita:
Giappone e Italia sono i due paesi nei quali la popolazione degli
ultrasessantacinquenni è la più elevata, ed è in crescita. Era del 22,9 e del
20,4 rispettivamente nel 2010, è cresciuta del 20 per cento in sei anni: era a
fine 2016 rispettivamente del 26,9 e del 22,7 per cento, le percentuali più
alte al mondo.
Giappone
e Italia sono i due paesi nei quali è più elevata la propensione al risparmio –
la cura-provvigione per la vecchiaia.
Caprera – La storia di
Garibaldi a Caprera non fu una favola. La sintetizza, con qualche imprecisione,
Dumas nei “Garibaldini”: “Proscritto e quasi prigioniero (dei piemontesi, autunno
1849, n,d.r.) alla Maddalena, Garibaldi vedeva stendersi davanti ai suoi occhi
l’isola incolta e rocciosa di Caprera”. Non era un bello spettacolo: “L’uomo
che aveva speso vent’anni di vita a combattere per la libertà di due mondi, la
cui esistenza era tutta una lunga dedizione, un sacrificio senza fine,
sorrideva tristemente al pensiero di non possedere una pietra dove poggiare il
capo”. E fa, “tra sé e sé”, la sua determinazione: “Felice colui che possederà
quell’isola, che potrà abitarla da solo, lontano da quegli uomini che sanno
solo proscrivere e perseguitare!”.Una scelta quindi proprietaria, ma al limite
della misantropia. “Dieci anni dopo Garibaldi, cui non passava nemmeno per il
capo il pensiero di poter essere quell’uomo felice, ereditava quarantamila
franchi da suo fratello. Con tredicimila franchi acquistò l’isola; con altri
quindicimila comprò un piccolo battello e col rimanente, aiutato da suo figlio
e dal suo amico Origoni, iniziò la costruzione della casa bianca che si vede
dal mare, la sola in tutta l’isola”.
Cinque
anni dopo, in realtà, e non dieci. Passati esule in Tunisia, che gli rifiutò il
permesso, New York, il Perù, i Caraibi, e l’Estremo Oriente, in navigazione. Dumas
annota a questo punto che l’uomo che aveva donato province e paesi a
condottieri repubblicani e anche a un re, non aveva voluto in cambio da loro
mai niente, “nemmeno sei piedi di terra per il sonno eterno”.
A
Caprera, peraltro, Garibaldi manda i primi prigionieri che fa a Napoli.
Duodecimale – È, era, la
persistenza più durevole di Roma nel mondo contemporaneo: il sistema britannico
di pesi e misure, comprese le monetarie, in uso fino all’“ingresso
nell’Europa”, era romano in tutto per tutto. Comprese le denominazioni, oncia,
libbra, piede, oltre al sistema duodecimale. Come quello più e meglio
divisibile, per quattro fattori, 2,3,4, 6 . mentre i decimale ha solo due
fattori non “triviali”, 2 e 5. La patria del Brexit era la sola continuatrice
di Roma in uno snodo cruciale del modo di essere e della vita pubblica.
Picciotti – Ricorrono
nella storia dei Mille in Sicilia come “ragazzi” in siciliano, ma sono la
truppa di contadini col fucile che costituì il grosso della spedizione di
Garibaldi. I primi accorsi a unirsi ai Mille, a Calatafimi, erano
centocinquanta. A Misilmeri, alla vigilia dell’attacco a Palermo, il Comitato
della libertà siciliana di Palermo e Giuseppe La Masa di Trabia si predentao a
Garibaldi con “due o tremila picciotti”
(A.Dumas, “ I garibaldini”). Accampati a Gibilrossa, alle porte della città.
Garibaldi li passa in rassegna. I garibaldini erano in tutto
settecentocinquanta.
L’attacco
a Palermo è condotto da settecentocinquanta “Cacciatori delle Alpi”, e da
due-tremila picciotti. Poi, dopo la
presa di Palermo, arriverà Medici dal
continente con duemilacinquecento volontari.
Erano
i picciotti una massa difficile da
inquadrare e addestrare. Dumas lo ripete: indisciplinati, chiacchieroni (“I
siciliani sono, dopo o forse più dei napoletani, il popolo più rumoroso della terra. Tale
loquacità fa la disperazione di un bravo colonnello inglese che s è arruolato
con Garibaldi” e ha l’incarico di addestrarli). Ma ne menziona sempre il ruolo
nei fatti d’arme, benché sempre in gloria dei Mille.
Lo
stesso in Calabria, quando si pensava che Garibaldi avrebbe attraversato lo
Stretto di Messina rapidamente, dopo lo sbarco in avanscoperta, tra Scilla e
Villa San Giovanni, del colonnello delle guide Missoni con 53 uomini. Da Palmi
il generale borbonico Melendez segnalò a Napoli il fenomeno dei volontari,
“oggi duecento, domani duemila” - con questo particolare: “La notte scorsa
hanno mangiato 43 montoni”.
Ma
la divisione intervenne da subito, fra i “piemontesi” e gli altri. Nelle parole
di Dumas: “Di Misilmeri occorre ricordare che fu il primo paese della Sicilia a
sollevarsi dopo il 4 aprile”. Il 4 aprile è l’insurrezione della Gancia a
Palermo, che spinse Garibaldi ad avviare la spedizione dei Mille. Misilmeri è
alle porte d Palermo. “Gli insorti erano quasi duemila. Il giorno 16 si presentò
al loro campo Rosolino Pilo, la staffetta di Garibaldi.; egli ridette animo a
tutti annunciando l’imminente sbarco del generale. Aveva con sé dell’oro
inglese. Sopraggiunse, in quella, La Masa con soli tre o quattrocento uomini.
Egli riunì il comitato che decise di fare di Misilmeri il quartier generale della
rivolta… Questa iniziativa di un uomo che era superiore agli altri gli valse la nomina di comandante della guerriglia.
Fu con questo titolo che egli raggiunse Garibaldi a Salemi, credo, portandogli
sei o settecento uomini; i picciotti
presero parte alla battaglia di Calatafimi… Varie sono le opinioni su La Masa:
alcuni pensano che egli abbia dato un grande contributo, altri affermano che
non ha fatto nulla. È inutile dire che esagerano gli uni e gli altri”.
Dumas,
ch pure narra molto di Palermo, non vi incontra La Masa. Questi si recherà a
trovarlo qualche tempo dopo, a Villafrati, il 24 giugno, ospiti entrambi del
conte Tasca: “Era proprio come l’avevo immaginato: un guascone nel senso buono
della parola”. E continua: “Nel sangue siciliano c’è rimasto più dell’arabo che
del normanno” - anche se La Masa è un normanno: “È biondo, ha gli occhi azzurri,
buona statura”-
Virtuale – Domina il mercato. Il
mercato dei capitali. Al punto da renderlo asftitico, come è di tutti i
monopoli. L’analisi dei monopoli è in disuso da alcuni decenni. Ma alcune
conclusioni dell’analisi dei monopoli della produzione e dell’offerta trovano
riscontro in recebnti saggi sui grandi soggetti dell’economia virtuale, le cui
capitalizzazioni sono dominanti in tutte le Borse: Facebook, Amazon, Apple,
Netflix, Alphabet’s Google dominano i settori in cui operano in termini di
ricavi, utili e capitalizzazione.
La più recente ne collega la posizione
dominante alla deflazione persistente: se i prezzi non partono, la colpa è dei
giganti del web, che dominano gli investimenti in capitali. Monopolizzando gli
investimenti del risparmio e restituendo molto poco, il minimo indispensabile
in termini di dividendi o buyback. Un classico del monopolio – o più
esattamente dell’oligopolio. Il grosso, una gigantesca liquidità, viene
immobilizzato in conto espansione o futuri investimenti in sviluppo – un altro classico
della difesa monopolistica è l’investimento in sviluppo.
I giganti del web “risparmiano” anche in termini
di reddito distribuito come salari. Hano paghe basse, tenute ai limiti dalla
sostituibilità dei lavoratori, a loro modo virtuali. Spesso a contratto di
consulenza o collaborazione, terminabile senza preavviso. a termine. Né vale
per questi grandi gruppi la
filosofia dei premi di produzione, il salario cioè legato al successo
aziendale. Poiché molte attività sono da essi delegate all’esterno, in outsourcing. La pratica delle
esternalizzazioni consente peraltro, a ogni rinnovo, una costante riduzione dei
margini dei contractor e dei sub contractor.
Si spiega così la deflazione ancora in
agguato,. La crescita abnorme del risparmio rispetto agli investimenti. E del
divario tra i redditi, i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri
emarginati. Nonché la debolezza del reddito distribuito sotto forma di salari,
nonostante la disoccupazione in forte calo: si moltiplicano i lavori a bassa o
insufficiente retribuzione.
astolfo@antiit.eu
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