martedì 5 settembre 2017

Il mondo com'è (315)

astolfo

Anzianità – L’aspettativa di vita va con la dieta, come si sa. Ma perché non anche con la propensione al risparmio? Della dieta si sa, quella a base di pesce e di ortofrutta, le cosiddette dieta giapponese e quella mediterranea, facilitano la lunga vita: Giappone e Italia sono i due paesi nei quali la popolazione degli ultrasessantacinquenni è la più elevata, ed è in crescita. Era del 22,9 e del 20,4 rispettivamente nel 2010, è cresciuta del 20 per cento in sei anni: era a fine 2016 rispettivamente del 26,9 e del 22,7 per cento, le percentuali più alte al mondo.
Giappone e Italia sono i due paesi nei quali è più elevata la propensione al risparmio – la cura-provvigione per la vecchiaia.

Caprera – La storia di Garibaldi a Caprera non fu una favola. La sintetizza, con qualche imprecisione, Dumas nei “Garibaldini”: “Proscritto e quasi prigioniero (dei piemontesi, autunno 1849, n,d.r.) alla Maddalena, Garibaldi vedeva stendersi davanti ai suoi occhi l’isola incolta e rocciosa di Caprera”. Non era un bello spettacolo: “L’uomo che aveva speso vent’anni di vita a combattere per la libertà di due mondi, la cui esistenza era tutta una lunga dedizione, un sacrificio senza fine, sorrideva tristemente al pensiero di non possedere una pietra dove poggiare il capo”. E fa, “tra sé e sé”, la sua determinazione: “Felice colui che possederà quell’isola, che potrà abitarla da solo, lontano da quegli uomini che sanno solo proscrivere e perseguitare!”.Una scelta quindi proprietaria, ma al limite della misantropia. “Dieci anni dopo Garibaldi, cui non passava nemmeno per il capo il pensiero di poter essere quell’uomo felice, ereditava quarantamila franchi da suo fratello. Con tredicimila franchi acquistò l’isola; con altri quindicimila comprò un piccolo battello e col rimanente, aiutato da suo figlio e dal suo amico Origoni, iniziò la costruzione della casa bianca che si vede dal mare, la sola in tutta l’isola”.
Cinque anni dopo, in realtà, e non dieci. Passati esule in Tunisia, che gli rifiutò il permesso, New York, il Perù, i Caraibi, e l’Estremo Oriente, in navigazione. Dumas annota a questo punto che l’uomo che aveva donato province e paesi a condottieri repubblicani e anche a un re, non aveva voluto in cambio da loro mai niente, “nemmeno sei piedi di terra per il sonno eterno”.
A Caprera, peraltro, Garibaldi manda i primi prigionieri che fa a Napoli.

Duodecimale – È, era, la persistenza più durevole di Roma nel mondo contemporaneo: il sistema britannico di pesi e misure, comprese le monetarie, in uso fino all’“ingresso nell’Europa”, era romano in tutto per tutto. Comprese le denominazioni, oncia, libbra, piede, oltre al sistema duodecimale. Come quello più e meglio divisibile, per quattro fattori, 2,3,4, 6 . mentre i decimale ha solo due fattori non “triviali”, 2 e 5. La patria del Brexit era la sola continuatrice di Roma in uno snodo cruciale del modo di essere e della vita pubblica.

Picciotti – Ricorrono nella storia dei Mille in Sicilia come “ragazzi” in siciliano, ma sono la truppa di contadini col fucile che costituì il grosso della spedizione di Garibaldi. I primi accorsi a unirsi ai Mille, a Calatafimi, erano centocinquanta. A Misilmeri, alla vigilia dell’attacco a Palermo, il Comitato della libertà siciliana di Palermo e Giuseppe La Masa di Trabia si predentao a Garibaldi con “due o tremila picciotti” (A.Dumas, “ I garibaldini”). Accampati a Gibilrossa, alle porte della città. Garibaldi li passa in rassegna. I garibaldini erano in tutto settecentocinquanta.
L’attacco a Palermo è condotto da settecentocinquanta “Cacciatori delle Alpi”, e da due-tremila picciotti. Poi, dopo la presa di Palermo,  arriverà Medici dal continente con duemilacinquecento volontari.
Erano i picciotti una massa difficile da inquadrare e addestrare. Dumas lo ripete: indisciplinati, chiacchieroni (“I siciliani sono, dopo o forse più dei napoletani,  il popolo più rumoroso della terra. Tale loquacità fa la disperazione di un bravo colonnello inglese che s è arruolato con Garibaldi” e ha l’incarico di addestrarli). Ma ne menziona sempre il ruolo nei fatti d’arme, benché sempre in gloria dei Mille.
Lo stesso in Calabria, quando si pensava che Garibaldi avrebbe attraversato lo Stretto di Messina rapidamente, dopo lo sbarco in avanscoperta, tra Scilla e Villa San Giovanni, del colonnello delle guide Missoni con 53 uomini. Da Palmi il generale borbonico Melendez segnalò a Napoli il fenomeno dei volontari, “oggi duecento, domani duemila” - con questo particolare: “La notte scorsa hanno mangiato 43 montoni”.

Ma la divisione intervenne da subito, fra i “piemontesi” e gli altri. Nelle parole di Dumas: “Di Misilmeri occorre ricordare che fu il primo paese della Sicilia a sollevarsi dopo il 4 aprile”. Il 4 aprile è l’insurrezione della Gancia a Palermo, che spinse Garibaldi ad avviare la spedizione dei Mille. Misilmeri è alle porte d Palermo. “Gli insorti erano quasi duemila. Il giorno 16 si presentò al loro campo Rosolino Pilo, la staffetta di Garibaldi.; egli ridette animo a tutti annunciando l’imminente sbarco del generale. Aveva con sé dell’oro inglese. Sopraggiunse, in quella, La Masa con soli tre o quattrocento uomini. Egli riunì il comitato che decise di fare di Misilmeri il quartier generale della rivolta… Questa iniziativa di un uomo che era superiore agli altri  gli valse la nomina di comandante della guerriglia. Fu con questo titolo che egli raggiunse Garibaldi a Salemi, credo, portandogli sei o settecento uomini; i picciotti presero parte alla battaglia di Calatafimi… Varie sono le opinioni su La Masa: alcuni pensano che egli abbia dato un grande contributo, altri affermano che non ha fatto nulla. È inutile dire che esagerano gli uni e gli altri”.
Dumas, ch pure narra molto di Palermo, non vi incontra La Masa. Questi si recherà a trovarlo qualche tempo dopo, a Villafrati, il 24 giugno, ospiti entrambi del conte Tasca: “Era proprio come l’avevo immaginato: un guascone nel senso buono della parola”. E continua: “Nel sangue siciliano c’è rimasto più dell’arabo che del normanno” - anche se La Masa è un normanno: “È biondo, ha gli occhi azzurri, buona statura”-

Virtuale – Domina il mercato. Il mercato dei capitali. Al punto da renderlo asftitico, come è di tutti i monopoli. L’analisi dei monopoli è in disuso da alcuni decenni. Ma alcune conclusioni dell’analisi dei monopoli della produzione e dell’offerta trovano riscontro in recebnti saggi sui grandi soggetti dell’economia virtuale, le cui capitalizzazioni sono dominanti in tutte le Borse: Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Alphabet’s Google dominano i settori in cui operano in termini di ricavi, utili e capitalizzazione.
La più recente ne collega la posizione dominante alla deflazione persistente: se i prezzi non partono, la colpa è dei giganti del web, che dominano gli investimenti in capitali. Monopolizzando gli investimenti del risparmio e restituendo molto poco, il minimo indispensabile in termini di dividendi o buyback. Un classico del monopolio – o più esattamente dell’oligopolio. Il grosso, una gigantesca liquidità, viene immobilizzato in conto espansione o futuri investimenti in sviluppo – un altro classico della difesa monopolistica è l’investimento in sviluppo.
I giganti del web “risparmiano” anche in termini di reddito distribuito come salari. Hano paghe basse, tenute ai limiti dalla sostituibilità dei lavoratori, a loro modo virtuali. Spesso a contratto di consulenza o collaborazione, terminabile senza preavviso. a termine. Né vale per         questi grandi gruppi la filosofia dei premi di produzione, il salario cioè legato al successo aziendale. Poiché molte attività sono da essi delegate all’esterno, in outsourcing. La pratica delle esternalizzazioni consente peraltro, a ogni rinnovo, una costante riduzione dei margini dei contractor e dei sub contractor.
Si spiega così la deflazione ancora in agguato,. La crescita abnorme del risparmio rispetto agli investimenti. E del divario tra i redditi, i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri emarginati. Nonché la debolezza del reddito distribuito sotto forma di salari, nonostante la disoccupazione in forte calo: si moltiplicano i lavori a bassa o insufficiente retribuzione.


astolfo@antiit.eu

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