Arabia Saudita – Si estingue
col sovrano regnante, Salman, il governo dell’Arabia Saudita da parte dei figli
di Abdelaziz el Saud, il fondatore della dinastia. Il passaggio non è semplice,
anzi rappresenta un’incognita negli assetti istituzionali.
Abdelaziz
era il capotribù del Negged, con al centro Riad, dove era nato nel 1875. Forte
del wahabismo, la lettura integralista dell’islam di cui erano i patroni, i
Saud avevano avuto un ruolo preminente nella regione per 130 anni. Avevano anche
tentato di costituire uno Stato saudita sotto il suo dominio, ma l’impero
ottomano li aveva sconfitti, delegando alla guerra – che fu lunga, 1811-1818 - contro
i sauditi l’esercito egiziano. Per un periodo, dal 1890, i Saud perdettero
anche Riad, scacciati dalla tribù rivale dei Rashid.
Dodici
anni dopo Abdelaziz riconquistava Riad. Da cui lanciò un’offensiva, mobilitando
tutti i giovani della tribù, per la riconquista del Negged. Subì qualche
sconfitta, perché i Rashid erano sostenuti dall’impero ottomano. Ma in quattro
anni aveva ristabilito il dominio del casato. Cominciando a espandersi anche
verso il Golfo Persico.
Le
mosse successive di Abdelaziz furono di ingraziarsi Londra, e di rafforzare la
solidarietà wahabita, in una fratellanza chiamata proprio “Fratelli” – Ikhwan. Nel 1925 era riuscito a
conquistare anche l’Heggiaz e la Mecca, e il più del futuro reame si poté dire saudita.
Mentre la fratellanza corteggiava lo sceriffo della Mecca, Hussein ben Alì, Abdelaziz
organizzava con Londra il rovesciamento dello stesso. Non un vero e proprio rovesciamento,
Hussein era un eroe di guerra: contro l’impero ottomano, schierato con le
potenze centrali, aveva fomentato la “rivolta araba”, consigliato dall’inviato
di Londra T.E.Lawrence, in base a un accordo sottoscritto con un inviato della
Corona, Henry MacMahon. Dopo la guerra, il sentimento britannico fu più tiepido.
Alì, uno dei figli di Hussein, fece in tempo a dichiararsi re dell’Heggiaz, nel
1925, che Abdelaziz lo scalzò, assumendosene il titolo. Gli inglesi
compensarono Hussein con due regni per altri due suoi figli, l’Irak per Feisal,
il condottiero che guidava le truppe di Hussein con Lawrence, e la Giordania per
Abdallah – il padre di re Hussein, il nonno dell’attuale sovrano.
Niente
fu innovato da allora: l’Arabia Saudita è un Stato della famiglia saudita. Al
fondatore Abdelaziz, morto nel 1964, sono succeduti cinque figli: Feisal,
Khaled, Fahed, Abdullah, Salman.
All’ascesa
di Salman, due anni fa, a 80 anni, il casato dei Saud, che nel reame ha
funzione di Parlamento, aveva designato alla successione un figlio di Nayef,
uno dei fratelli che non erano stati in trono: Mohammed ben Nayef, 55 anni, il
principe che si era più esposto nella battaglia civile minacciata da Al Qaeda,
e per questo giudicato il più vicino agli Usa e all’Occidente, ma molto
rispettato anche nel paese e in famiglia. Tre mesi fa re Salman ha però
cambiato la successione, designando principe ereditario il suo proprio figlio Mohammed
– Mohammed ben Salman. Di soli 31 anni e nuovo alla politica: ha appena l’esperienza
di due anni, da ministro dell’Economia, e da ministro della Difesa, con una
guerra non di successo contro l’Iran nello Yemen, e una quasi guerra, da un
paio di mesi, contro il Qatar.
Intercettazioni – Julian Assange,
il fondatore di wikileaks, è convinto che sono ineliminabili: “Dobbiamo capire
il fatto che la privacy è morta”, ha detto ultimamente a Raffi Khatchadourian, del
“New Yorker”, in un reportage che la
rivista ha riproposto online
domenica. Ma glielo dice in una stanza dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra,
dove deve vivere per evitare l’estradizione e la condanna negli Usa per
spionaggio, con un sottofondo di rumore bianco contro le intercettazioni
ambientali.
Nello
sbracamento – tutti intercettano tutti – torneranno a essere considerate un’ingerenza
indebita nella vita delle persone? Gli Stati Unti, che per primi ne hanno fatto
uso, specie nella guerra al crimine, tendono a limitarle, già da qualche tempo –
ne fanno ora un quarto di quelle italiane (di quelle italiane autorizzate). La
stessa wikileaks, specializzata in intercettazioni indebite, perde mordente sul
pubblico: le sue rivelazioni non fanno più scandalo.
Negli
Usa non è piaciuto a nessuno, a sinistra come a destra, sapere che la Nsa,
National Security Agency, controlla stabilmente internet, la posta e ogni altra
comunicazione, negli Usa e fuori, sotto l’ombrello dell’antiterrorismo. L’opinione
è condivisa anche sullo spionaggio che Cia e Fbi praticarono di molti americani
eminenti al tempo della guerra fredda, compresi molti scrittori: Auden, Capote,
Hemingway, Steinbeck, Faulkner.
Fra chi se ne intende, del resto, le intercettazioni hanno
una lunga storia – questo forse ne spiega la saturazione. Cefis, il manager
pubblico che teneva in grande considerazione i giornali e i servizi segreti,
che fu a capo dell’Eni prima e poi della Montedison, già nei tardi anni 1960
trattava gli affari in macchina, la RO 80, col rotore Wankel acceso.
Islam – È ridiventato conquistatore
(esclusivo) nelle forme del “colpo di coda”, tanto più truculento in quanto è disperato.
Mentre era avviato a risolversi, come tute le religioni, in accordo col mondo civile
– a “modernizzarsi” o aggiornarsi. È tornato tale con le crisi arabe – le guerre
civili endemiche da quarant’anni, tra Stati, e al loro interno – scatenate da
Khomeini. Che personalmente era distante dal mondo arabo, anche se vi aveva
trovato asilo. E più dai khomeinisti, ma già con Khomeini regnante, nel 1980,
che il mondo arabo considerano “nemico”.
Prima
alimentava solo l’interminabile conflitto con induismo nell’Asia meridionale.
La modernizzazione invece seguiva un corso secolare, e quasi millenario, da
ultimo con l’impero ottomano, ben islamico ma non integralista. Un corso oggi minoritario
ma autorevole, che si riflette nella posizione egiziana, dell’università islamica
di Al Azhar. Così riassunta dal Grande Imam in carica di quella istituzione, Mohamed
Ahmed el Tayyeb, una settimana fa, al convegno organizzato a Münster dalla
Comunità di Sant’Egidio, con la cancelliera Angela Merkel: “Un’etica umanitaria
globale che comprenda l’Occidente e l’Oriente”. Contro “l’etica contraddittoria
e conflittuale che ha spinto il nostro mondo verso ciò che assomiglia a un
suicidio di civiltà”.
Il messaggio è stato rilanciato oggi a Roma dal presidente
della Lega Mussulmana Mondiale, il saudita wahabita Mohammed ben Abdelkarin al
Issa, nella capitale per incontrare il papa. A una tavola rotonda all’Hilton col
rabbino americano Joseph Levy, e il vescovo spagnolo Ayuso, segretario della Ponficia
commissione per il dialogo, al Issa ha sottolineato
la “tolleranza nell’islam”: “È stato Dio a volerci diversi, molteplici”, e “non
può esserci costrizione nella fede”. Che, ha detto, è “un precetto coranico”.
Le insofferenze arabe, dapprima stimolate dal conflitto in Palestina,
hanno fatto dopo Khomeini valanga, proiettandosi contro i regimi arabi moderati e contro
l’Occidente. Da “occidentali”, cioè avendo assimilato la modernizzazione fino
all’ultima piega, nell’informatica, i finanziamenti, la logistica, l’armamento,
le tecniche di guerriglia – modello “Al Jazira”, l’emittente del Qatar che se
ne è fatta megafono. Col sostegno, fino a pochi mesi fa, dell’Arabia Saudita, finanziario
se non politico e d’informazione. Sempre in chiave anti-khomeinista.
In
anticipo sul khomeinismo, l’Arabia Saudita aveva finanziato, già a partire dal
primo boom del petrolio, a fine 1973, l’espansionismo islamico in Africa e
nell’Asia meridionale, con munifici finanziamenti di moschee, scuole, e
iniziative sociali (salute, sport, pellegrinaggio alla Mecca). Nel senso del
proselitismo, ch in qualche modo è anch’esso esclusivista.
Poligamia – È diffusa in
Occidente, anche se non legalizzata – ma in qualche modo riconosciuta, anche
legalmente. In Germania, dove non è infrequente per uomini “arrivati” (politici,
imprenditori, giornalisti, professionisti influenti) divorziare, anche quattro
e cinque volte, per ringiovanire la moglie, non fa scandalo. Né, per uomini eminenti
e non, avere una compagna che non è la moglie per viaggi (Freud con la cognata Minna, sul lago di Garda e
altrove, è un classico), o per il trekking, o anche soltanto per
una passione condivisa, andare a teatro, o ai concerti, o per un bevuta. Il presidente uscente, il pastore
Gauck, viveva con la moglie e con una ex moglie. Helmut Kohl si è voluto
sposare, dopo la morte della moglie, contro la volontà dei figli, perché la nuova
sposa era una sua vecchia compagna di fuori casa. Jung, come e più di Freud, indulgeva in relazioni
multiple. In Francia Mitterrand aveva
due famiglie, la seconda quasi legalmente riconosciuta. È quello che ha provato
a fare Holande, non riuscendoci per l’opposizione della prima compagna, Ségolène
Royale, e della seconda, Valérie Trierweiler – che gli ha scritto anche un
libro contro. Victor Hugo ebbe sempre come moglie Adèle, mentre viaggiava e
usciva con Juliette Drouet, e poi con Thérèse Biard.
In
Francia la bigamia si può dire frequente, e sconfina senza scandalo nell’amore
libero e la poligamia. In America Latina, dal Messico in giù, è uso frequente
per molti uomini tenere una “casa chica”, con una seconda donna, da cui avere anche
figli, che prima o poi hanno diritto al riconoscimento.
Privacy – È finita nel
mentre che si dichiarava, negli anni1990, sovrastata dalle intercettazioni. Più
che un diritto, è pratica avvocatesca. Che si è diffusa con la figura americana
dell’avvocato a percentuale – l’avvocato si paga se vince la causa, con una
quota prefissata del risarcimento. . Contemporaneamente si diffondeva l’uso
legale delle intercettazioni, fino ad allora ritenute un’invasione illegale della
privacy, anche se questa non era stata dichiarata – protetta, statuita, in
Italia perfino da una Authorihy specifica.
Un
uso partito, anche questo, negli Usa. Per facilitare la polizia contro la
delinquenza. E a beneficio dell’opinione pubblica, in un revamping della politica della openness,
del presidente americano Wilson, alle fine della Grande Guerra e subito dopo. Pratica
che troverà il suo culmine in wikileaks. E la controstoria nel romanzone “Purity”
di Jonathan Franzen – lo scrittore che, quando vennero fuori i particolari del rapporto
Carr, si trovò a parteggiare, la mattina davanti al televisore mentre faceva
colazione, per Clinton e Monica Lewinsky.
leuzzi@antiit.eu
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