mercoledì 20 settembre 2017

Il mondo com'è (318)

astolfo

Arabia Saudita – Si estingue col sovrano regnante, Salman, il governo dell’Arabia Saudita da parte dei figli di Abdelaziz el Saud, il fondatore della dinastia. Il passaggio non è semplice, anzi rappresenta un’incognita negli assetti istituzionali.
Abdelaziz era il capotribù del Negged, con al centro Riad, dove era nato nel 1875. Forte del wahabismo, la lettura integralista dell’islam di cui erano i patroni, i Saud avevano avuto un ruolo preminente nella regione per 130 anni. Avevano anche tentato di costituire uno Stato saudita sotto il suo dominio, ma l’impero ottomano li aveva sconfitti, delegando alla guerra – che fu lunga, 1811-1818 - contro i sauditi l’esercito egiziano. Per un periodo, dal 1890, i Saud perdettero anche Riad, scacciati dalla tribù rivale dei Rashid.
Dodici anni dopo Abdelaziz riconquistava Riad. Da cui lanciò un’offensiva, mobilitando tutti i giovani della tribù, per la riconquista del Negged. Subì qualche sconfitta, perché i Rashid erano sostenuti dall’impero ottomano. Ma in quattro anni aveva ristabilito il dominio del casato. Cominciando a espandersi anche verso il Golfo Persico.
Le mosse successive di Abdelaziz furono di ingraziarsi Londra, e di rafforzare la solidarietà wahabita, in una fratellanza chiamata proprio “Fratelli” – Ikhwan. Nel 1925 era riuscito a conquistare anche l’Heggiaz e la Mecca, e il più del futuro reame si poté dire saudita. Mentre la fratellanza corteggiava lo sceriffo della Mecca, Hussein ben Alì, Abdelaziz organizzava con Londra il rovesciamento dello stesso. Non un vero e proprio rovesciamento, Hussein era un eroe di guerra: contro l’impero ottomano, schierato con le potenze centrali, aveva fomentato la “rivolta araba”, consigliato dall’inviato di Londra T.E.Lawrence, in base a un accordo sottoscritto con un inviato della Corona, Henry MacMahon. Dopo la guerra, il sentimento britannico fu più tiepido. Alì, uno dei figli di Hussein, fece in tempo a dichiararsi re dell’Heggiaz, nel 1925, che Abdelaziz lo scalzò, assumendosene il titolo. Gli inglesi compensarono Hussein con due regni per altri due suoi figli, l’Irak per Feisal, il condottiero che guidava le truppe di Hussein con Lawrence, e la Giordania per Abdallah – il padre di re Hussein, il nonno dell’attuale sovrano.
Niente fu innovato da allora: l’Arabia Saudita è un Stato della famiglia saudita. Al fondatore Abdelaziz, morto nel 1964, sono succeduti cinque figli: Feisal, Khaled, Fahed, Abdullah, Salman.

All’ascesa di Salman, due anni fa, a 80 anni, il casato dei Saud, che nel reame ha funzione di Parlamento, aveva designato alla successione un figlio di Nayef, uno dei fratelli che non erano stati in trono: Mohammed ben Nayef, 55 anni, il principe che si era più esposto nella battaglia civile minacciata da Al Qaeda, e per questo giudicato il più vicino agli Usa e all’Occidente, ma molto rispettato anche nel paese e in famiglia. Tre mesi fa re Salman ha però cambiato la successione, designando principe ereditario il suo proprio figlio Mohammed – Mohammed ben Salman. Di soli 31 anni e nuovo alla politica: ha appena l’esperienza di due anni, da ministro dell’Economia, e da ministro della Difesa, con una guerra non di successo contro l’Iran nello Yemen, e una quasi guerra, da un paio di mesi, contro il Qatar.

Intercettazioni – Julian Assange, il fondatore di wikileaks, è convinto che sono ineliminabili: “Dobbiamo capire il fatto che la privacy è morta”, ha detto ultimamente a Raffi Khatchadourian, del “New Yorker”, in un reportage che la rivista ha riproposto online domenica. Ma glielo dice in una stanza dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove deve vivere per evitare l’estradizione e la condanna negli Usa per spionaggio, con un sottofondo di rumore bianco contro le intercettazioni ambientali.

Nello sbracamento – tutti intercettano tutti – torneranno a essere considerate un’ingerenza indebita nella vita delle persone? Gli Stati Unti, che per primi ne hanno fatto uso, specie nella guerra al crimine, tendono a limitarle, già da qualche tempo – ne fanno ora un quarto di quelle italiane (di quelle italiane autorizzate). La stessa wikileaks, specializzata in intercettazioni indebite, perde mordente sul pubblico: le sue rivelazioni non fanno più scandalo.  
Negli Usa non è piaciuto a nessuno, a sinistra come a destra, sapere che la Nsa, National Security Agency, controlla stabilmente internet, la posta e ogni altra comunicazione, negli Usa e fuori, sotto l’ombrello dell’antiterrorismo. L’opinione è condivisa anche sullo spionaggio che Cia e Fbi praticarono di molti americani eminenti al tempo della guerra fredda, compresi molti scrittori: Auden, Capote, Hemingway, Steinbeck, Faulkner.

Fra chi se ne intende, del resto, le intercettazioni hanno una lunga storia – questo forse ne spiega la saturazione. Cefis, il manager pubblico che teneva in grande considerazione i giornali e i servizi segreti, che fu a capo dell’Eni prima e poi della Montedison, già nei tardi anni 1960 trattava gli affari in macchina, la RO 80, col rotore Wankel acceso. 

Islam – È ridiventato conquistatore (esclusivo) nelle forme del “colpo di coda”, tanto più truculento in quanto è disperato. Mentre era avviato a risolversi, come tute le religioni, in accordo col mondo civile – a “modernizzarsi” o aggiornarsi. È tornato tale con le crisi arabe – le guerre civili endemiche da quarant’anni, tra Stati, e al loro interno – scatenate da Khomeini. Che personalmente era distante dal mondo arabo, anche se vi aveva trovato asilo. E più dai khomeinisti, ma già con Khomeini regnante, nel 1980, che il mondo arabo considerano “nemico”.
Prima alimentava solo l’interminabile conflitto con induismo nell’Asia meridionale. La modernizzazione invece seguiva un corso secolare, e quasi millenario, da ultimo con l’impero ottomano, ben islamico ma non integralista. Un corso oggi minoritario ma autorevole, che si riflette nella posizione egiziana, dell’università islamica di Al Azhar. Così riassunta dal Grande Imam in carica di quella istituzione, Mohamed Ahmed el Tayyeb, una settimana fa, al convegno organizzato a Münster dalla Comunità di Sant’Egidio, con la cancelliera Angela Merkel: “Un’etica umanitaria globale che comprenda l’Occidente e l’Oriente”. Contro “l’etica contraddittoria e conflittuale che ha spinto il nostro mondo verso ciò che assomiglia a un suicidio di civiltà”.
Il messaggio è stato rilanciato oggi a Roma dal presidente della Lega Mussulmana Mondiale, il saudita wahabita Mohammed ben Abdelkarin al Issa, nella capitale per incontrare il papa. A una tavola rotonda all’Hilton col rabbino americano Joseph Levy, e il vescovo spagnolo Ayuso, segretario della Ponficia commissione per il dialogo,  al Issa ha sottolineato la “tolleranza nell’islam”: “È stato Dio a volerci diversi, molteplici”, e “non può esserci costrizione nella fede”. Che, ha detto, è “un precetto coranico”.
Le insofferenze arabe, dapprima stimolate dal conflitto in Palestina, hanno fatto dopo Khomeini valanga, proiettandosi contro i regimi arabi moderati e contro l’Occidente. Da “occidentali”, cioè avendo assimilato la modernizzazione fino all’ultima piega, nell’informatica, i finanziamenti, la logistica, l’armamento, le tecniche di guerriglia – modello “Al Jazira”, l’emittente del Qatar che se ne è fatta megafono. Col sostegno, fino a pochi mesi fa, dell’Arabia Saudita, finanziario se non politico e d’informazione. Sempre in chiave anti-khomeinista.
In anticipo sul khomeinismo, l’Arabia Saudita aveva finanziato, già a partire dal primo boom del petrolio, a fine 1973, l’espansionismo islamico in Africa e nell’Asia meridionale, con munifici finanziamenti di moschee, scuole, e iniziative sociali (salute, sport, pellegrinaggio alla Mecca). Nel senso del proselitismo, ch in qualche modo è anch’esso esclusivista.

Poligamia – È diffusa in Occidente, anche se non legalizzata – ma in qualche modo riconosciuta, anche legalmente. In Germania, dove non è infrequente per uomini “arrivati” (politici, imprenditori, giornalisti, professionisti influenti) divorziare, anche quattro e cinque volte, per ringiovanire la moglie, non fa scandalo. Né, per uomini eminenti e non, avere una compagna che non è la moglie per  viaggi (Freud con la cognata Minna, sul lago di Garda e altrove, è un classico), o per il trekking, o anche soltanto per una passione condivisa, andare a teatro, o ai concerti, o per un  bevuta. Il presidente uscente, il pastore Gauck, viveva con la moglie e con una ex moglie. Helmut Kohl si è voluto sposare, dopo la morte della moglie, contro la volontà dei figli, perché la nuova sposa era una sua vecchia compagna di fuori casa. Jung, come e più di Freud, indulgeva in relazioni multiple. In Francia Mitterrand aveva due famiglie, la seconda quasi legalmente riconosciuta. È quello che ha provato a fare Holande, non riuscendoci per l’opposizione della prima compagna, Ségolène Royale, e della seconda, Valérie Trierweiler – che gli ha scritto anche un libro contro. Victor Hugo ebbe sempre come moglie Adèle, mentre viaggiava e usciva con Juliette Drouet, e poi con Thérèse Biard.
In Francia la bigamia si può dire frequente, e sconfina senza scandalo nell’amore libero e la poligamia. In America Latina, dal Messico in giù, è uso frequente per molti uomini tenere una “casa chica”, con una seconda donna, da cui avere anche figli, che prima o poi hanno diritto al riconoscimento.

Privacy – È finita nel mentre che si dichiarava, negli anni1990, sovrastata dalle intercettazioni. Più che un diritto, è pratica avvocatesca. Che si è diffusa con la figura americana dell’avvocato a percentuale – l’avvocato si paga se vince la causa, con una quota prefissata del risarcimento. . Contemporaneamente si diffondeva l’uso legale delle intercettazioni, fino ad allora ritenute un’invasione illegale della privacy, anche se questa non era stata dichiarata – protetta, statuita, in Italia perfino da una Authorihy specifica.
Un uso partito, anche questo, negli Usa. Per facilitare la polizia contro la delinquenza. E a beneficio dell’opinione pubblica, in un revamping della politica della openness, del presidente americano Wilson, alle fine della Grande Guerra e subito dopo. Pratica che troverà il suo culmine in wikileaks. E la controstoria nel romanzone “Purity” di Jonathan Franzen – lo scrittore che, quando vennero fuori i particolari del rapporto Carr, si trovò a parteggiare, la mattina davanti al televisore mentre faceva colazione, per Clinton e Monica Lewinsky.

leuzzi@antiit.eu

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