Estrapolato dal “Viaggio in
Italia”, il secondo soggiorno a Roma a
fine 1787, e rimpolpato come saggio a parte nel successivo “Philipp Neri, der
humoristische Heilige”, 1810. Goethe era anche esoterico, e un po’ “illuminato”,
come il suo amico Tischbein. Delle religioni fu più vicino al cattolicesimo. Nel viaggio in Italia, dove disse “come sono contento
ora di addentrarmi completamente nel cattolicesimo e di conoscerlo in tutta la
sua vastità!”. Pur non apprezzando reliquie e santi. Con un’eccezione, Filippo
Neri, il santo toscano dei ragazzi e dei poveri a Roma, di cui apprezzava
l’umorismo.
Nel “Viaggio in Italia” lo
dice “il santo della letizia”, più appropriato. Prima e dopo le tante stravaganze
per cui il santo è famoso, di cui fa gustosi aneddoti, Goethe ha due magistrali
contestualizzazioni - inquadramenti storici. Filippo, “sceso a Roma nell’epoca
più triste, pochi anni dopo l’atroce sacco della città, si consacra tutto, a somiglianza
e sull’esempio di molti nobili, all’esercizio della pietà, e il suo entusiasmo
si accresce col vigore della forte giovinezza”. Sua e dei giovani cui si
dedica. Il suo segreto? Nella “gran confusione in cui si trovava Roma alla seconda
metà del secolo decimosesto… il modo di procedure di Filippo dovette essere di
potente effetto: mediante la simpatia e la paura, la sottomissione e l’obbedienza,
esso conferiva alla volontà umana interiore la gran forza di resistere a qualsiasi
ostacolo esteriore, di affrontare qualunque cosa potesse accadere”.
Johann Wofgang Goethe, Il santo spiritoso, EDB, pp. 64 € 8,50
Nessun commento:
Posta un commento