Con
l’eccezione di Torino – in attesa che si precisino le intenzioni su Jeep o
altre parti di Fca – l’ex triangolo industriale italiano è ora asiatico: di
proprietà cinese, giapponese e indiana.
A
Genova Ansaldo Sts è passata ai giapponesi di Hitachi Rail. Ansaldo Energia ai
cinesi di Shangai Electric. Il Voltri Terminal Europa a Psa di Singapore.
L’Ilva di Cornigliano al gruppo franco-indiano Arcelor-Mittal.
A
Milano sono cinesi la Pirelli, Krizia, Buccellati, Mcm (automazione), Prelios, le
squadre di calcio, Milan e Inter, i diritti tv sul calcio (Infront), Wind 3 (gruppo russo-cinese), e i maggiori
investimenti finanziari da un paio d’anni in qua, comprese grosse quote di Intesa, Unicredit e Ubi Banca. Con Zte, il colosso della telefonia mobile, in corsa per il controllo del G5, la connessione istantanea. E con presenze consistenti nei
maggiori player italiani: Generali, Fca, Enel, Eni, Tim, Prysmian – gli investimenti
cinesi in Italia, di 14 milioni di dollari nel 2010, sono ora di circa 10
miliardi di dollari. Via Milano sono passati ai cinesi il gruppo lucchese Salov
(olio d’oliva) e il romagnolo Ferretti (cantieristica da diporto). Molto
commercio, al minuto e all’ingrosso, a Milano e nello hinterland è cinese.Le esportazioni italiane verso la Cina superano quest’anno per la prima volta le importazioni dalla Cina.
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