Ricordi familiari, della
vecchia madre soprattutto negli anni 1960 - alla quale era stata taciuta la
morte del figlio scrittore, il primogenito - e del fratello minore, il sacerdote
Massimo, morto quasi centenario nel 2011. Arricchiti dalla corrispondenza dei
familiari stessi, rada, con lo scrittore. E da alcune testimonianze, di
scrittori, calabresi, Delfino, Zappone, Gambino, Prestifilippo, e non, Bernardo
Valli, Walter Mauro. Con molte foto d’epoca , nonché della casa paterna,
rinnovata quale sede della.Fondazione Alvaro, che ha progettato il volume.
Un libro dela memoria: “La
casa, la famiglia, i ricordi, il paese di Corrado Alvaro”. Centrato su San Luca,
che a fasi alterne si aggrappa al suo scrittore per farsi un’identità
accettabile - una sorta di santo della Montagna, un analogo della celebrata Madonna della Montagna, o di Polsi, di cui San Luca si è presa, incongrua, la custodia. “San Luca ha scoperto Corrado Alvaro” è un
incipit di Delfino. Una buona metà del volume è presa dalla visita lampo che il
presidente della Repubblica Saragat ha voluto fare alla casa di Alvaro nel
1966.
Molto, e con tratti interessanti
(specie negli interventi dei religiosi, l’ex vescovo di Locri Bregantini, il
compianto marianista Stefano De Fiores, e il parroco di San Luca, Giuseppe
Strangio), è sul rapporto con la madre. Alvaro non ebbe un buon rapporto col
suo paese. Ci tornava di rado, l’ultima volta nel 1941, per la morte del padre.
Di cui solo ricorderà, in “Quasi una vita”: “Per la morte di mio pdre ci fu una
tregua alle invidie del paese”. Arrivò a San Luca con il corteo funbere già
avviato – non lo aspettavano (la nipote Elena Saccà ricorda l’imbarazzante episodio).
Antonio Strangio, che lavora
(lavorava?) a una biografia di Corrado Alvaro, ha riordinato i materiali.
Corredandoli di una distesa conversazione, su alcuni punti problematici (il
paese, il, fascimo, la laicità), col fratello sacerdote a Caraffa del Bianco.
Antonio Strangio (a cura di),
La casa della memoria, Rubbettino,
pp. 206 € 12
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