venerdì 29 settembre 2017

L’amore è l’amore di Dio

Le incomprensioni dell’amore come le intermittenze di Dio, tra agnizioni e sparizioni. Del Dio buono e del Dio assente, quindi malvagio.
Una storia d’amore vecchio stile, di adulterio e gelosia - “un romanzo di odio” lo dice il protagonista-autore, hegeliano senza saperlo, o freudiano, ma dichiaratamente, da subito e in fine: sordido e conscio di esserlo. A Londra sotto i bombardamenti tedeschi: la storia comincia con le bombe ordinarie e fininice con i razzi, le V 1.
È anche il romanzo della vita di uno statale, che il protagonista-scrittore aveva in progetto. Nonché marito, e quindi cornuto, cosciente. Ma tanto più amabile, alla fine, nonché rispettabile, del suo autore. Farcito di sapienzialità, più che altri romanzi di Greene – del tipo: “Le menzogne mi avevano abbandonato”, hanno abbandonato il romanziere, “e mi sentiti solitario, come se fosse quelle i miei amici”. Molte sulla solitudine, moltissime su Dio e il sacro, in una sorta di teologia negative. L’amante è meschino, come Dio. Quello della Bibbia, geloso, egoista.
Un romanzo di impianto freudiano. In una con la scoperta del sacro nell’ordinario. Il romanzo infine dell’Autore Distruttore . Chiuso in se stesso mentre – perché – prega: egoista è parola insjufficiente per dirlo, egotista. Incapace di amare perché incapace di vedere: la creatività è un mondo conchiuso. Che nei momenti di infertilità vede l’automutilazione, ma non sa uscirne.
Una storiaccia. Ambiziosa, ma troppo. Di Dio che non c’è a letto – l’infatuzione qui è sessuale – solo dopo, nei momenti di stanca. Dell’amore impossibile per l’autore, troppo egoista. E delle fede come segno politico – la vittima della storia cerca la fede, ma cattolica.
Una storia già tradotta come “La fine dell’avventura”, in sintonia col titolo originale, “The End of the Affair”. Con un’allusione paradigmatica e esistenziale, piuttosto che a una storia qualsiasi. Il nuovo titolo dovrebbe ridimensionarla, a storia di amour fou. Ma riproposta, curiosamente, nella traduzione vernacolare del fiorentino Jahier, già invecchiata quando fu fatta, nel 1953.
Graham Greene, Fine di una storia, Oscar, pp. 255 € 9.50

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