Non
è una cosa seria, la condanna del presidente della Juventus per contatti “a sua
insaputa” coi bagarini, uno dei quali figlio di un emigrato calabrese a Torino
parente di un mafioso. Non lo è per l’impianto accusatorio del prefetto Pecoraro,
e per la senteza di condanna, apertamente dileggiatrice dell’accusa.
C’è
naturalmente il solito sostrato napoletano in questo processo farlocco. Di
Pecoraro come dei giudici veri, Beatrice e Narducci, e di un ufficile anche
allora dei Carabinieri, di nome Auricchio, come il provolone. Di astio cioè
contro il club torinese, oltre che di spensieratezza. Pecoraro è ora lo stesso che evita di indagare il Napoli - non di giudicarlo, di indagarlo - per i biglietti ai camorristi.
Pecoraro
è anche uno che come prefetto di Roma dialogava con gli ultras violenti, violenti in proprio, non parenti di mafiosi,
invece di arrestarli. Come dire ancora una volta: liberateci dai prefetti. Ma
c’è un calcio che sarà pure molte cose, anche intrighi, certo non uno sport.
Impossibile
vedere Fiorentina-Atalanta e non vedere che l’arbitro Pairetto gioca a favore
dell’Atalanta – ha scommesso sull’Atalanta? Si dice che gli errori si
pareggiano nel campionato, ma tre rigori sbagliati, anche troppo sbagliati, non
sono un errore.
A
Parigi lo sceicco padrone del Paris Saint-Germain ha offerto un milione a
Cavani se rinuncia a tirare i rigori, lasciandoli a Neymar. Forse non è vero,
ma è per queste cose che il calcio fa notizia. Atletismo? Tecnica?
È
il calcio infetto, o il mondo che ci gira attorno, media e tifosi?
‘Ncoppa
all’ennesimo scandalo napoletano sulla Juventus, il titolo ha fatto un guadagno
record in Borsa.
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