sabato 16 settembre 2017

Mussolini dittatore al debutto, f.to Hemingway

È un florilegio del giornalismo di Hemingway: 77 articoli, dal 1920 al 1956. Hemingway fu grande inviato e corrispondente – corrispondente per l’Europa del “Toronto Daily Star” e collaboratore di “Esquire”, “Colliers” e “Look”. Giornalista vero, accurate. E assiduo, soprattutto in zone di guerra, al fronte nella prima e nella seconda guerra mondiale, coi Repubblicani nella guerra civile spagnola. Da ultimo racconta ironico le sue stesse “avventure africane”, da naturalista a caccia grossa.
Tradotta in Italia quaranta anni fa – e non più ristampata – la raccolta si ricorda per i tanti incontri con Mussolini. A partire da quello celebre del 1923, quando Hemingway ha appena 24 anni. Un ritratto che fa aggio, a rileggerlo, su molte, più pensose, ricostruzioni storiche.
Nel 1923 Hemingway è inviato in Svizzera, per il “Toronto Daily Star”, 27 gennaio, alla Confereza di Losanna, a Ouchy. Di Mussolini al debutto internazionale dice subito che ha “genio nel rivestire piccolo idee con paroloni” - dunque il Duce non era un arcano, poche settimane dopo l’accesso al potere. Ma dice anche di non poter predire quanto durerà: se quindici anni o se non verrà alontanato presto – dunque sapeva benissimo, come tutti, anche se le leggi speciali erano da venire e il regime era formalmente sempre parlamentare in Italia, che Mussolini era un dittatore. Dittatore è la parola che Hemingway usa, non nomina Mussolini altrimenti. Lo descrive sprezzante con la “italiane in festa” di Losanna, contadine o mogli di contadini immigrati, che lo aspettano in albergo con I fiori. E superficiale:   affronta i giornalisti in conferenza stampa facendosi trovare seduto al tavolo intento a leggere un librone, che un Hemingway curioso sbircia essere un dizionario francese-inglese, a uso dei conferenzieri, tenuto capovolto.
Ernst Hemingway, By-line, Cornerstone, pp. 512 € 10,91

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