Nel titolo originale “a
morte” non c’è, ma il racconto è un’arringa contro la pena di morte.
Surrettizia, eppure chiarissima – la letteratura non ha bisogno di esibire
buoni propositi.
“Di che si trattava dunque”,
si chiederà Hugo nella prefazione di tre anni successvva alla prima
pubblicazione, “di abolire la pena di morte?” E si risponde: “Sì e no”. Non che
il sì sia condizonato, al contrario: Hugo non vuole che la pena di morte sia
abolita, come la Camera intendeva fare, su base sociale, per i borghesi senza
precedenti penali, ma per tutti. Il richiamo è immediato e ripetuto, nella
stessa prefazione, a Cesare Bonesana (il marchese Beccaria).
Su base documentaria, gli
ultimi giorni di vita sono quelli di un gruppo di deportsti ai lavori forzati.
Che Hugo si è recato a vedere di persona, nel carcere di Bicêtre, al momento in
cui venivano ferrati per essere trasferiti a Tolone - e da lì oltremare, in
Nuova Caledonia o alla Cajenna, in Guiana. La morte – la condanna, l’attesa, lo
spettacolo (si pagava per assistere da vicino) – sono racconto, allora, del
quotidiano.
“Piccolo gigantesco libro” lo
dice Donata Feroldi, che lo ha curato per Feltrinelli, In che cosa il racconto
è speciale? Che si fa leggere benché non sia caratterizzato. Nom sappiamo di
cosa è colpevole il condannato, chi lo ha condannato e come, se è colpevole o
forse innocente: il condannato è preso per quello che è, un essere in atteaa di
espiazione. È un saggio, nemmeno tanto originale, che tuttavia riesce a
catturare l’attenzione fino alla fine.
Speciale è anche la
peroraziomne di un uomo allora “di regime”, ancorché giovane e poeta. Tanto più
per essere giovane e illustre. Quando fa la sua indagine a Bicêtre Hugo ha 26
anni, ed è il fiore all’occhiello della Restaurazione: premiato dall’Accademia,
cavaliere della Legione d’Onore, ha un assegno da Luigi XVIII, è autore acclamato
del “Cromwell”, tragedia in cinque atti, in versi, con un prologo che è il
manifesto subito riconosciuto del romanticism, e sta scrivendo “Hernani”, altra
tragedia, in cinque atti in versi. Amico di Sainte-Beuve, leader intellettuale
a Parigi.
Nel 1829 Hugo pubblica il
raconto anonimo. Dopo il cambiamento di regime nel 1830 lo riedita – uscirà nel
1832 – con una prefazione lunmga e articolata: un saggio contro la pena di
morte, con argomenti da uomo della strada piuttosto che giuridici, di comune umanità.
Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte,
Edizioni Clandestine, p. 94 € 6,50
UE Feltrinelli, pp. 176 € 8
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