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venerdì 15 settembre 2017

Secondi pensieri - 319

zeulig

Capitalismo – La mano invisibile di Adam Smith è la riforma: il capitalismo ha bisogno di essere guidato, da una solida mano riformista. La coppia Schröder-Blair per la Germania e la Gran Bretagna del Millennio, il sindacato nel dopoguerra, F.D. Roosevelt e Keynes (e Schacht) tra le de guerre, i Navigation Act inglesi e Bismarck prima della Grande Guerra.  
Si può anche dire il riformismo un capitalismo oculato – oculato più che occultato. Ma è un processo interno alla formazione capitalistica: il capitalismo senza il socialismo (il riformismo) – o il ferreo regime politico in Cina - è autofagico, sarebbe già finito da tempo. Anche negli Usa si regge grazie alle leggi restrittive del cannibalismo, che con difficoltà pure si passano. Le grandi crisi sono l’effetto di una mano riformista lasca o assente.

Centro Commerciale – Un “non luogo” particolare: nasce e si diffonde per risolvere il problema del parcheggio. Problema di spazio e di costo.  Una immensa piazza, dove si può arrivare liberamente in automobile invece che a piedi, nei cui bagagliai sgravarsi senza fatica del peso degli acquisti, e parcheggiar liberamente, senza limiti di tempo. Il centro commerciale è una liberazione. È la chiave del vivere artificioso dettato dall’automobile. Una via d’uscita, una delle vie d’uscita, dal circolo vizioso creato dal mezzo di locomozione per tutti: velocità-stagnazione, tempo moltiplicato-tempo sprecato, più occasioni (grazie alla mobilità)-meno occasioni (di vita goduta, fra natura e tradizioni).

Morte - ”. Come Budda Nietzsche distingue sottile: “Nascendo morimur”. Ma poi la vita dice morte: “La vita migliore è la morte. La morte è il più alto grado di guarigione. La morte è da considerare il vero fine della vita”. Il mondo si preserva distruggendosi: è il nichilismo. Ma come atto di volontà, creativo.

Natura – “Fulmini e tempeste” Nietzsche evoca in apertura a “Così parlò Zarathustra” come “mondo diversi, liberi poteri senza moralità” e “pura volontà, senza i i problemi di intelletto”. La forza bruta. La natura può sempre sopravanzare qualsiasi opera di salvaguardia, difesa, contenimento che l’uomo escogiti. Anche soltanto per un evento fortuito o occidentale: il ragazzino che mette un piede dentro la solfatara, una mano che allenti la presa di una microunità di forza sulla persona che le acque vogliono trascinare, un tetto poco inclinato, o troppo inclinato. Non è cattiva – non ne ha la volontà. È casuale (imprevedibile). Ma: e se volesse? Di fatto, non solo nelle fantasie del linguaggio. Gli stessi eventi può risolvere per il meglio. Ma allora stupida più che cattiva, anche nei tramonti fiammeggianti. Decide, è ultimativa, ma non sa perché. Non ci si salva dall’uomo, senza l’uomo.  

La natura è violenta, ma quanto è naturale la natura degli uomini? Accumulatrice di dati e idee, tra il culto del passato e il disegno del futuro. Ha memoria e fantasia, e l’istinto a migliorare. Ha un criterio morale e uno estetico.

La morte è la cosa più naturale. È la vita che invece è sorprendente, soprattutto l’inventiva straordinaria concessa agli esseri umani, uno spasso interminabile sotto forma di invenzione e scoperta. C’è vita nella natura, ma di che tipo? Non se ne ha memoria, se non quella dell’uomo – l’archeologia è lettura, interpretazione.

Parcheggio – È il “problema” della contemporaneità in un mondo che si vuole mobile, veloce, ubiquo. Il mondo della velocità è ossessionato, mai in pace con se stesso. È, di fatto, il mondo della stazionarietà: il suo problema è il parcheggio. Trovare un parcheggio, sostare, possibilmente non a un costo, possibilmente a lungo. È il problema del non fare nulla.
Il mondo della velocità esaspera il pendolarismo costante, lento, lungo, faticoso, esaustivo. A nessun fine, se non cominciare a lavorare, o andare a casa. Con l’handicap del parcheggio: quando si è arrivati non si arriva. A Roma si possono impiegare quindici-venti minuti per andare in macchina alla stazione Termini, altrimenti irraggiungibile, anche per il costo o la mancanza di taxi, e spendere mezzora per trovare un parcheggio, trovare il parcometro, trovarne uno che funzioni.
Il mondo della velocità è uno che segna il passo, per un addestramento formale esasperante, anche senza le mura della caserma.

Pudore – Si ridefinisce al tempo del web. La rete è il luogo delle oscenità e le ingiurie che un  tempo erano i vespasiani, e i bagni pubblici in genere, al bar, al ristorante, a scuola, alla stazione ferroviaria. Quindi l’oscenità, o il mancato senso del pudore, non erano vergognosi, avevano solo bisogno di spazio. Lo trovavano nei bagni pubblici perché erano l’unico luogo pubblico anche privato, per un po’, il tempo necessario per esprimersi.
L’oscenità e l’ingiuria hanno bisogno di esprimersi, non si reprimono. Le forme istintuali di reazione si devono realizzare. Senza la violenza sulla persona, che si può imputare a punte istintuali estreme, incontrollabili-indesiderate, l’aggressione verbale è istinto comune. C’è da ripensare tutte le forme istintuali, compresa quella della libertà.

Religione – È l’approdo a volte di chi è insofferente delle chiese. Di Scalfari col papa. Come di Rilke, Nietzsche, Tolstòj, Kierkegaard, che pure fu pastore. E Voltaire, perché no?
Ora della stessa chiesa romana? È il papato di Bergoglio: l’evoluzione decisa del cattolicesimo romano, che resisteva, verso la “religione civile”. Senza più sacramenti né dogmi, o verità rivelata, verso un esercizio di maestria socratica, con in più la pietas.

Tempo – “Time like an ever rolling stream bears all its sons away \ They fly forgotten as a dream dies at the opening day” – H.G.Wells nell’ultima opera pubblicata, “Mind at the End of its Tether”. Il tempo che divora i suoi figli non è una novità: è vorace, mentre è creativo. Ma le creature volano via come i sogni al mattino? Sempre una traccia resta: il tempo è piuttosto un accumulatore.

Web - Il web è ben altro, ma è degno di nota che col web i bagni pubblici sono tornati a essere luoghi di decenza, non più graffitati e perfino puliti, piuttosto che d’indecenza. Il web è il nuovo spazio de pubblico-privato degli istinti liberati.

zeulig@antiit.eu

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