Una donazione del papa Francesco, delle
ricchezze della chiesa, per salvare l’Italia, suggeriva questo sito qualche
giorno fa. Una manomorta in forma di donazione. Come dire: solo un miracolo ci
può salvare.
Come venire a capo del debito pubblico,
che si mangia di soli interessi tutto quello che l’Italia risparmia ogni anno,
e qualcosa di più – stiamo intaccando il capitale? Se ne viene a capo con un accorgimento
contabile. L’ennesimo quest’anno, come ogni anno dal 1992: la Nota di
aggiornamento del governo al Documento di Economia e Finanza promette che il
pil aumenterà al galoppo, l’inflazione ritornerà, e la bestia è domata. Ma
sapendo tutti, per primi gli autori della Nota, che il debito aumenterà l’anno
prossimo, per il semplice costo del debito stesso, e ancora l’anno successivo.
Stiamo
intaccando il capitale
Un debito che produce solo costi viene
tagliato in ogni bilancio, del buon padre di famiglia o del buon manager, anche
a costo di un sacrificio iniziale. Solo in Italia viene alimentato – magari sostenendo
di no. Per arricchire i prestatori, non c’è altra ratio.
Indietro non si può trnare. Alla
sbadata adesione all’euro senza ripulire il debito, tra Ciampi, Draghi e Prodi.
Quando un consolidamento del debito sarebbe stato necessario, come lo faceva il
Belgio. Ma agire bisogna, il debito affonda l’Italia. Per il semplice fatto di
essere, anche se da anni non viene alimentatoda nuove spese, lo sbilancio non
c’è. Il debito pregresso. Che anche oggi, con i tassi ai minimi costa.
Spesa
per interessi sul debito pubblico, in miliardi
2007 2008
2009 2010 2011
2012 2013 2014
2015 2016
Italia 76,6 80,4
69,2 68,8 76,4
83,5 77,5 74,3
68,4 66,5
Germania 66,9 68,4
64,9 63,8 62,3
63,0 56,0 51,9
47,2 43,3
Francia 50,9 56,1
46,5 47,6 53,6
53,8 48,1 46,5
44,4 41,9
Gran Bretagna 48,4
43,0 31,7 52,9
59,6 59,7 58,4
60,8 60,4 58,3
Spagna 16,8 17,2
18,3 20,2 26,3
30,9 35,6 36,0
33,2 31,3
Il debito cioè va molto male pur andando
molto bene: paga interessi mai così bassi. I quali infatti non dureranno: vogliono tutti che l’inflazione
salga almeno al 2 per cento, e quindi anche gli interessi. Andrà peggio per il
semplice fatto dell’esistenza della massa del debito. Come nel 2012, quando sempre
con i tassi ai minimi, il costo fu di 83 miliardi. L’Italia paga per interessi
la più alta percentuale del suo pil in Europa, più della disastrata Greci – 4 per
cento nel 2016, contro 3,2. La media Ue è del 2,1 per cento. La Spagna paga
(2016) il 2,8 per cento del pil, la Gran Bretagna il 2,5, la Francia l’1,9, la
Germania l’1,4 – pur avendo avuto fino al 2011 un debito in assoluto maggiore di
quello italiano.
Tasse
e tagli non bastano più
Non
ridurre il debito costringe a nuovo debito. È la mano perversa che riduce l’Italia
sempre con l’acqua alla gola, indietro in tutti gli indici positivi dell’economia,
con l’ansia addosso del fallimento.Anche ora che c’è un minimo di ripresa:
tutto il beneficio, la crescita annua, non basta a pagare gli interessi sul
debito. Hanno preso 66 miliardi e mezzo nel 2016, ne prenderanno 70 quest’anno.
Meno del record di 83 miliardi e mezzo pagati nel 2012, ma pur semrpe un serpente
che si morde la coda.
Venticinque anni di bilanci pubblici in
attivo, cioè di nuove tasse e di tagli alla spesa, non sono bastati a ridurre
il debito: ogni no l’attivo dev’essere magggiore, le restrizioni alla spesa, solo
per pagare gli interessi sul debito. Una jugulazione che – non si ripeterà mai abbastanza
- non può che accrescersi con l’inevitabile rimbalzo dei tassi, se solo la
ripresa si consoliderà e i consumi torneranno a crescere, come è giusto
auspicare.
Una qualche forma di consolidamento,
necessario venticinque anni, all’adesione all’euro, è ora solo indispensabile. Questo
sito ne ha segnalato più volte l’urgenza, che col tempo non si è dissolta ma
aggravata:
http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html
http://www.antiit.com/2015/03/la-vera-riforma-e-del-debito.html
http://www.antiit.com/2009/03/consolidare-il-debito.html
http://www.antiit.com/2015/03/la-vera-riforma-e-del-debito.html
Come
il Kazakistan
Il consolidamento non è un dramma.
Molte forme se ne possono ipotizzare, che riducano l’impegno dello Stato in
forma di capitale senza sconquassi. In cambio di sgravi fiscali – meglio se
futuri. In cambio di una migliore remunerazione – meglio se a termine. In
cambio di ogni altro bene che non sia debito: una quota di un fondo
immobiliare, una quota di un fondo di azienze pubbliche (la Germania elimina un
quarto del suo debito attraverso gli attivi della sua Cdp, il Kreditanstalt für
Wiederbau).
L’alternativa non c’è. C’è anche poco
da lavorare per il window dressing, per
abbellire il debito, con le Note aggiuntive e altrettali. Essendo il debito
italiano oggetto privilegiato della speculazione. Anche per la debolezza della
politica iotaliana, sotto i colpi del carrierismo dei giudici. E del ritornato
democristianesimo, dei bla-bla-umpa. Il debito della Spagna, un paese che ha dovuto
rifarsi un’elezione per ché non riusciva
a darsi un governo, ed è sull’orlo della dissoluzione, ha rating più favorevole di quello italiano. Anche il debito ungherese è molto
più sicuro dell’italiano – l’Italia è al livello della Romania, del Marocco e
del Kazakistan.
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