Antisemitismo – Ritorna la
polemica sull’antisemitismo della Polonia. L’ambasciatore polacco deve scrivere
a “Sette” per rivendicare la difesa che di molti ebrei è stata fatti in Polonia
sotto l’occupazione tedesca, il numero elevato di polacchi iscritti nel registro
israeliano dei “Giusti” per aver salvato vite ebree sotto il nazismo, e il
numero elevatissimo di polacchi morti nella guerra contro Hitler e nei lager. Il settimanale si difende adducendo
di aver soltanto citato un libro, etc., ma senza chiedere scusa: l’argomento
resiste.
È
un vecchio argomento della polemica anticattolica, questo dell’antisemitismo polacco
– più cattolico che polacco. Che persiste benché il papato sia da tempo per il
dialogo. Sollevato anche dagli israeliani di origine polacca, come Shamir, o
affine, Golda Meir. Da primi ministri di Israele.
Mentre
i i cattolicissimi polacchi hanno allogato per
secoli la comunità ebraica più numerosa. Male, ma loro stessi non se la
passavano bene. Per un qualche motivo che non può essere l’antisemitismo.
Breitbart – Il nome del
sito del (ex?) consigliere di Trump, Steve Bannon, era il nome d’arte di un
“forzuto” polacco, Sigmund Breitbart, che negli anni 1920 si esibiva nei circhi
e i teatri di varietà tedeschi come Tarzan e come antico romano. Protagonista,
insieme col mago “Hanussen”, del film “Invincibile” di Werner Herzog, 2001.
Caporetto – La
contemporaneità fra Caporetto e la rivoluzione bolscevica è significativa per
un aspetto che si trascura: Caporetto si “celebra” trascurando la chiusura di
fatto del fronte orientale, russo. Che Lenin, tornato in Russia d’intesa con lo
Stato maggiore tedesco, aveva bloccato nel corso dell’estate. Liberando forze
consistenti degli imperi centrali. Prima, lo spirito di corpo delle armate
austro-ungariche su quel fronte era a terra. Nel terzo anno di guerra, a giugno
del 1917, mezzo milione di soldati imperiali era prigioniero dei russi, un milione
morto o disperso. E il nazionalismo ceco e ruteno sfociava spesso sul fronte
orientale in diserzioni e insubordinazioni.
La
guerra aveva portato alla rivoluzione in Russia a febbraio-marzo del 1917, e la
guerra la concluse, con l’avvento di Lenin e il bolscevismo a ottobre, armati,
finanziati e sostenuti dallo Stato maggiore tedesco. Il ritorno trionfale di
Lenin alla stazione Finlandia di San Pietroburgo era avvenuto il 13 aprile del
1917, un mese dopo la rivoluzione contro la guerra. Organizzato, come si sa, dallo
Stato maggiore tedesco. La pace arriverà
un anno dopo, il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk, ma la guerra sul fronte orientale
da tempo più non si combatteva: il fronte era a tutti gli effetti pratici smobilitato.
Rimaneva, com’è giusto in ogni strategia bellica, un solo fronte, quello occidentale, sebbene frazionato. Quello
italiano sfondato a Caporetto a fermato dall’inverno. Quello francese attaccato
dopo l’inverno con l’Offensiva di Primavera, o dei Cento Giorni, la
Kaiserschlacht, la battaglia per l’imperatore, nella primavera del 1918. Tutto
molto schlecht, male.
Una
Caporetto l’esercito austro-ungarico aveva già sofferto sul fronte galiziano, a
Prezmysl, il 22 marzo 1915. Un attacco in massa dell’Armata russa meridionale
fece 110 mila prigionieri e un numero incalcolabile di morti nella caotica
ritirata notturna, in mezzo a diserzioni
di massa, e in un sanguinoso ammutinamento il giorno dopo. A Gorlice, altri 56
mila soldati austro-ungarici e tedeschi era stati massacrati.
Nella
città medievale di Przemysl 160 mila austro-ungheresi, compresa buona parte della
cavalleria, si erano organizzati per un
lungo assedio in fortini e labirinti interrati. Przemysl era punto di accesso
chiave verso la Galizia e l’intera Ungheria. Sul fronte galiziano l’Armata russa
era penetrata per 70 km., lungo tutta la pianura carpatica o pannonica, che
apriva la via verso l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la stessa Austria.
Fake news – Nuova è la
parola, l’uso è vecchio, e sempre spropositato – c’è da meravigliarsi semmai
che l’informazione corretta riesca a penetrare, se non ad affermarsi. Vent’anni
fa lo storico Daniel Pipes la trovava “normale” nella comunità afroamericana.
A proposito di qualsiasi cosa, l’Aids o
una nuova bevanda tonica. Molte rìcorrono in America tuttora liberamente sui
grandi processi, l’assassinio di John Kennedy, il caso O.J.Simpson. Due ragazzi
hanno dinamitato un palazzo di uffici pubblici a Oklahoma City nel 1995, uccidendo
168 persone, tra essi 29 bambini, e ferendone 650, perché convinti che il
governo federale progettasse la fine delle libertà costituzionali. Molte false
notizie all’epoca erano diffuse e intrattenute dalla Nation of Islam, da Louis
Farrakhan, in chiave antisemita e anche antiamericana.
Dopo l’11 settembre non sarebbe bastato un
libro a Pipes per censire tutte le fake
news.
Populismo – Se ne torna a
parlare con Trump come di una novità, ma ha negli Usa una lunga e molto
consistente tradizione – si potrebbe anche dire che è il sentiment politico mainstream,
con terminologia americana. Tradizionalmente
schierato contro i poteri costituiti, del denaro e delle influenze (sette,
cordate, massonerie). Quindi, si direbbe, di sinistra. Lyndon La Rouche,
l’ultimo grande argomentatore populista americano, veniva dalla sinistra
americana, radicaltrozkista. Con Trump è come se si fosse rovesciato, diventando
manna per la destra, dei superricchi come dei superpoveri che si ritengano
sfruttati – dalla globalizzazione, dagli immigrati.
Il rovesciamento di Trump era stato
anticipato da Patrick J. Buchanan, un antesignano di Bannon, consigliere dei
presidenti repubblicani da Nixon a Reagan, e poi conduttore del programma Cnn
di maggior seguito, candidato alle primarie repubblicane nel 1992 e nel 1996.
Fece campagna di testimonianza alle primarie, per affermare argomenti
tipicamente complottistici, da populismo di bassa lega. “Il potere reale
appartiene al Manhatan Money Power”, un vecchio termine per designare gli interessi
bancari e finanziari. I contribuenti americani
sono “le vittime designate del Nuovo Ordine Mondiale”. Il Nuovo Ordine
Mondiale è stato disegnato per sottrarre la libertà e l’indipendenza agli Usa,
al coperto delle Nazioni Unite, l’Fmi, la Banca Mondiale, laWto, e la Corte di
Giustizia mondiale.
Regeni – La fine del giovane ricercatore al Cairo
ricalca nei dettagli un classico delle polizie segrete, che si esemplifica con l’assassinio
di Erik Hanussen a fine marzo 1933, il mago ebreo che aveva curato Hitler dalla
depressione, ma aveva anche previsto con accuratezza, l’incendio del Reichstag
un mese prima, potendo contare su stretti rapporti con alti ufficiali delle SA,
le milizie paramilitari alleate d Hitler. “Il 25 marzo, di primo mattino”, racconta
il biografo di Hanussen, Mel Gordon (“Il mago di Hitler”),”tre uomini delle Sa
fecero irruzione nell’appartamento di Erik e lo riportarono nell’edificio della
Gestapo”. Dove fu ucciso con tre colpi di pistola. “Il suo corpo senza vita fu
spogliato di ogni effetto personale, a eccezione di trenta marchi in banconote;
quindi il cadavere fu gettato in un campo a nord di Berlino”. Il 7 aprile il
corpo fu scoperto da un contadino. Nelle due settimane in cui Hanussen era
stato dato per disperso, la sua casa e i suoi uffici erano stati
“saccheggiati”.
Russia – Il complotto russo è un classico negli
Usa. Ma con un rovesciamento: è stato a lungo un classico della destra
politica, ora è della sinistra. Lo era della destra al tempo della guerra fredda,
e anche dopo, è diventato della sinistra con Obama, col “partito polacco” che
ha portato alla questione ucraina. Oliver Stone, che ha filmato ore di
interviste “sedute” con Putin, ne è stato l’antesignano e il patrocinatore,
affermando “i paranoici hanno i fatti”.
astolfo@antiit.eu
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