martedì 24 ottobre 2017

Il mondo com'è (321)

astolfo

Antisemitismo – Ritorna la polemica sull’antisemitismo della Polonia. L’ambasciatore polacco deve scrivere a “Sette” per rivendicare la difesa che di molti ebrei è stata fatti in Polonia sotto l’occupazione tedesca, il numero elevato di polacchi iscritti nel registro israeliano dei “Giusti” per aver salvato vite ebree sotto il nazismo, e il numero elevatissimo di polacchi morti nella guerra contro Hitler e nei lager. Il settimanale si difende adducendo di aver soltanto citato un libro, etc., ma senza chiedere scusa: l’argomento resiste.
È un vecchio argomento della polemica anticattolica, questo dell’antisemitismo polacco – più cattolico che polacco. Che persiste benché il papato sia da tempo per il dialogo. Sollevato anche dagli israeliani di origine polacca, come Shamir, o affine, Golda Meir. Da primi ministri di Israele.
Mentre i i cattolicissimi polacchi hanno allogato per secoli la comunità ebraica più numerosa. Male, ma loro stessi non se la passavano bene. Per un qualche motivo che non può essere l’antisemitismo.

Breitbart – Il nome del sito del (ex?) consigliere di Trump, Steve Bannon, era il nome d’arte di un “forzuto” polacco, Sigmund Breitbart, che negli anni 1920 si esibiva nei circhi e i teatri di varietà tedeschi come Tarzan e come antico romano. Protagonista, insieme col mago “Hanussen”, del film “Invincibile” di Werner Herzog, 2001.

Caporetto – La contemporaneità fra Caporetto e la rivoluzione bolscevica è significativa per un aspetto che si trascura: Caporetto si “celebra” trascurando la chiusura di fatto del fronte orientale, russo. Che Lenin, tornato in Russia d’intesa con lo Stato maggiore tedesco, aveva bloccato nel corso dell’estate. Liberando forze consistenti degli imperi centrali. Prima, lo spirito di corpo delle armate austro-ungariche su quel fronte era a terra. Nel terzo anno di guerra, a giugno del 1917, mezzo milione di soldati imperiali era prigioniero dei russi, un milione morto o disperso. E il nazionalismo ceco e ruteno sfociava spesso sul fronte orientale in diserzioni e insubordinazioni.
La guerra aveva portato alla rivoluzione in Russia a febbraio-marzo del 1917, e la guerra la concluse, con l’avvento di Lenin e il bolscevismo a ottobre, armati, finanziati e sostenuti dallo Stato maggiore tedesco. Il ritorno trionfale di Lenin alla stazione Finlandia di San Pietroburgo era avvenuto il 13 aprile del 1917, un mese dopo la rivoluzione contro la guerra. Organizzato, come si sa, dallo Stato maggiore tedesco.  La pace arriverà un anno dopo, il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk, ma la guerra sul fronte orientale da tempo più non si combatteva: il fronte era a tutti gli effetti pratici smobilitato. Rimaneva, com’è giusto in ogni strategia bellica, un solo fronte, quello  occidentale, sebbene frazionato. Quello italiano sfondato a Caporetto a fermato dall’inverno. Quello francese attaccato dopo l’inverno con l’Offensiva di Primavera, o dei Cento Giorni, la Kaiserschlacht, la battaglia per l’imperatore, nella primavera del 1918. Tutto molto schlecht, male.

Una Caporetto l’esercito austro-ungarico aveva già sofferto sul fronte galiziano, a Prezmysl, il 22 marzo 1915. Un attacco in massa dell’Armata russa meridionale fece 110 mila prigionieri e un numero incalcolabile di morti nella caotica ritirata notturna,  in mezzo a diserzioni di massa, e in un sanguinoso ammutinamento il giorno dopo. A Gorlice, altri 56 mila soldati austro-ungarici e tedeschi era stati massacrati.
Nella città medievale di Przemysl 160 mila austro-ungheresi, compresa buona parte della cavalleria,  si erano organizzati per un lungo assedio in fortini e labirinti interrati. Przemysl era punto di accesso chiave verso la Galizia e l’intera Ungheria. Sul fronte galiziano l’Armata russa era penetrata per 70 km., lungo tutta la pianura carpatica o pannonica, che apriva la via verso l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la stessa Austria.

Fake news – Nuova è la parola, l’uso è vecchio, e sempre spropositato – c’è da meravigliarsi semmai che l’informazione corretta riesca a penetrare, se non ad affermarsi. Vent’anni fa lo storico Daniel Pipes la trovava “normale” nella comunità afroamericana. A  proposito di qualsiasi cosa, l’Aids o una nuova bevanda tonica. Molte rìcorrono in America tuttora liberamente sui grandi processi, l’assassinio di John Kennedy, il caso O.J.Simpson. Due ragazzi hanno dinamitato un palazzo di uffici pubblici a Oklahoma City nel 1995, uccidendo 168 persone, tra essi 29 bambini, e ferendone 650, perché convinti che il governo federale progettasse la fine delle libertà costituzionali. Molte false notizie all’epoca erano diffuse e intrattenute dalla Nation of Islam, da Louis Farrakhan, in chiave antisemita e anche antiamericana.
Dopo l’11 settembre non sarebbe bastato un libro a Pipes per censire tutte le fake news.

Populismo – Se ne torna a parlare con Trump come di una novità, ma ha negli Usa una lunga e molto consistente tradizione – si potrebbe anche dire che è il sentiment politico mainstream, con  terminologia americana. Tradizionalmente schierato contro i poteri costituiti, del denaro e delle influenze (sette, cordate, massonerie). Quindi, si direbbe, di sinistra. Lyndon La Rouche, l’ultimo grande argomentatore populista americano, veniva dalla sinistra americana, radicaltrozkista. Con Trump è come se si fosse rovesciato, diventando manna per la destra, dei superricchi come dei superpoveri che si ritengano sfruttati – dalla globalizzazione, dagli immigrati.
Il rovesciamento di Trump era stato anticipato da Patrick J. Buchanan, un antesignano di Bannon, consigliere dei presidenti repubblicani da Nixon a Reagan, e poi conduttore del programma Cnn di maggior seguito, candidato alle primarie repubblicane nel 1992 e nel 1996. Fece campagna di testimonianza alle primarie, per affermare argomenti tipicamente complottistici, da populismo di bassa lega. “Il potere reale appartiene al Manhatan Money Power”, un vecchio termine per designare gli interessi bancari e finanziari. I contribuenti americani  sono “le vittime designate del Nuovo Ordine Mondiale”. Il Nuovo Ordine Mondiale è stato disegnato per sottrarre la libertà e l’indipendenza agli Usa, al coperto delle Nazioni Unite, l’Fmi, la Banca Mondiale, laWto, e la Corte di Giustizia mondiale.

Regeni – La fine del giovane ricercatore al Cairo ricalca nei dettagli un classico delle polizie segrete, che si esemplifica con l’assassinio di Erik Hanussen a fine marzo 1933, il mago ebreo che aveva curato Hitler dalla depressione, ma aveva anche previsto con accuratezza, l’incendio del Reichstag un mese prima, potendo contare su stretti rapporti con alti ufficiali delle SA, le milizie paramilitari alleate d Hitler. “Il 25 marzo, di primo mattino”, racconta il biografo di Hanussen, Mel Gordon (“Il mago di Hitler”),”tre uomini delle Sa fecero irruzione nell’appartamento di Erik e lo riportarono nell’edificio della Gestapo”. Dove fu ucciso con tre colpi di pistola. “Il suo corpo senza vita fu spogliato di ogni effetto personale, a eccezione di trenta marchi in banconote; quindi il cadavere fu gettato in un campo a nord di Berlino”. Il 7 aprile il corpo fu scoperto da un contadino. Nelle due settimane in cui Hanussen era stato dato per disperso, la sua casa e i suoi uffici erano stati “saccheggiati”.

Russia – Il complotto russo è un classico negli Usa. Ma con un rovesciamento: è stato a lungo un classico della destra politica, ora è della sinistra. Lo era della destra al tempo della guerra fredda, e anche dopo, è diventato della sinistra con Obama, col “partito polacco” che ha portato alla questione ucraina. Oliver Stone, che ha filmato ore di interviste “sedute” con Putin, ne è stato l’antesignano e il patrocinatore, affermando “i paranoici hanno i fatti”.

astolfo@antiit.eu 

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